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Alla scoperta di Tresigallo, un piccolo gioiello architettonico che sembra creato dal pennello di Giorgio De Chirico.
La città del razionalismo e della metafisica: ecco i due appellativi che più caratterizzano Tresigallo, piccolo e affascinante borgo a pochi chilometri dalla città di Ferrara e a circa mezz’ora dalla Costa Adriatica.
Tresigallo fu in epoca medievale uno strategico centro di confine fra l’esarcato di Ravenna ed il Regno longobardo. mentre in epoca rinascimentale divenne il fulcro delle prime attività di bonifica avviate dagli Estensi.
Il suo periodo di massimo splendore avvenne, però, nel XX secolo, più precisamente tra il 1933 e il 1939, grazie soprattutto all’opera di Edmondo Rossoni, nativo del posto e designato Ministro dell’Agricoltura e delle Foreste nel governo Mussolini a partire dal 1935.
Grazie a lui, Tresigallo subì una vera e propria rifondazione, divenendo il luogo perfetto in cui attuare le proprie idee di sindacalismo integrale: costruire una città utopica in cui veder realizzata la collaborazione di classe tra lavoratore e datore di lavoro.
L’ambizioso obiettivo del suo progetto era quello di creare nuove risorse ed opportunità per i propri concittadini ma anche, e soprattutto, un nuovo sviluppo per una popolazione povera ed agricola, abituata ad emigrare in cerca di migliori condizioni di vita.
Ecco, quindi, che il primo passo del suo disegno fu quello di costruire una strada di raccordo tra Tresigallo e Ferrara, in modo da aprire il paese ai trasporti ed al commercio. Non fu un caso, quindi, che in soli quattro anni Tresigallo vide la sua popolazione passare da settecento a ben novemila persone.
Diversamente dalle «città nuove» create dal Regime, Tresigallo fu «città di rifondazione», fornita di una dotazione di servizi pubblici all’avanguardia per l’epoca e assolutamente di prim’ordine: la scuola del ricamo per le ragazze, l’acquedotto, l’Albergo Italia, l’albergo di lusso Domus Tua, l’asilo nido, la scuola elementare, la Sala da ballo Domus Tua, la palestra, il teatro, la colonia post-sanatoriale, il campo sportivo, la Casa del Fascio.
A fianco di tutto questo, un impianto agro-industriale autarchico costituito da oltre dieci stabilimenti di trasformazione e sperimentazione dei prodotti, dalla canapa alla cellulosa.
La città fu arricchita anche con un arredo urbano costituito da cento e più lampioni, panchine, fontane e centinaia di alberi selezionati.
Palazzi ed edifici in perfetto stile razionalista, con precise e ben definite simmetrie, linee pulite ed essenziali, tinte color pastello: geometrie e cromatismi dalla cura straordinaria, che valsero a Tresigallo, la definizione di “Città metafisica”, quasi come se fosse venuta fuori dal pennello di Giorgio De Chirico.
Ancora oggi, a distanza di quasi novant’anni, è possibile immedesimarsi in quegli anni ed immergersi nelle atmosfere del tempo, attraverso un affascinante percorso cittadino dove storia e tradizione si fondono.
Il punto di partenza è la Casa della Cultura che, ora sede della Biblioteca Comunale, fu prima la Casa del Balilla e poi Casa del G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio); era, quindi, il luogo deputato alla formazione fisico-ideologica dei giovani.
A fianco della Casa della Cultura troviamo uno dei luoghi più fotografati di Tresigallo, un edificio anticamente destinato a spogliatoi e bagni per i giovani inquadrati nelle formazioni propagandistiche del regime: denominato “Sogni”, è oggi l’Urban Center della città.
Altro edificio iconico è il Teatro ‘900, costruito a più riprese tra il 1933 e il 1939 dagli operai tresigallesi; Edmondo Rossoni, divenuto Ministro dell’Agricoltura, portò qui la grande opera lirica, ospitando tra gli altri l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Mario Mascagni.
Particolarmente caratteristica Piazza della Rivoluzione o della Repubblica, con al centro una fontana con sculture bronzee di gazzelle, che si colloca lungo l’asse urbano che collega simbolicamente il luogo del lavoro, la zona industriale, al luogo della memoria, il cimitero.
Tale luogo è circondato da un muro di cinta che viene spezzato, per sottolinearne l’ingresso, da un poderoso portale a trifora a chiusura del segmento urbano.
Al suo interno è custodita la tomba celebrativa di Edmondo Rossoni e, tra le particolarità del luogo, la totale assenza del simbolo della croce. Il cimitero ha anche da poco ottenuto il riconoscimento del marchio “Cimiteri monumentali e storici dell’Emilia-Romagna”.
Tra gli altri luoghi rilevanti, un passaggio lo meritano indubbiamente la Colonia Post Sanatoriale, che durante il periodo della rifondazione del paese ospitava donne in fase di convalescenza in vista del loro reinserimento lavorativo; la Chiesa di Sant’Apollinare Martire, con il porticato dall’impianto curvilineo e dalla forte simmetria che enfatizza prospetticamente l’intero snodo urbano.
C’è poi la Casa del Ricamo, vero e proprio centro didattico-formativo destinato alle ragazze madri che facilitava l’integrazione delle giovani nel mondo del lavoro e nella società, e la monumentale Casa del Fascio, un tempo sede del Partito Nazionale Fascista locale e tra gli edifici più rappresentativi del regime.
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