Riconoscibili per la loro bellezza e l’alto valore in termini geologici, di biodiversità ed ecosistema, i siti naturali dell’UNESCO in Italia sono sei, disseminati da nord a sud dello stivale. L’Emilia-Romagna ne vanta ben due, di cui uno compreso interamente nei confini regionali e uno condiviso con altre regioni e paesi europei.
Ma non solo. In Emilia-Romagna esistono anche tre Riserve MAB (acronimo di “Man And the Biosphere”, l’uomo e la biosfera), che abbracciano un mosaico di aree montane, fluviali e costiere. Tutti luoghi da esplorare con lentezza – a piedi, in bici e talvolta anche a cavallo – per goderne appieno la meraviglia, nel rispetto della natura e dei suoi ritmi.
Prepariamo allora le scarpe da trekking, e andiamo a scoprire dove si trovano e come visitarli.
Le Faggete Vetuste di Sasso Fratino
Le Faggete Vetuste del Parco delle Foreste Casentinesi e della Riserva Integrale di Sasso Fratino fanno parte di un cosiddetto sito seriale dell’UNESCO, vale a dire di un insieme di beni tra loro simili dislocati in vari luoghi all’interno di uno o più paesi.
In questo caso si tratta di un gruppo di foreste, faggete appunto, situate in 18 stati diversi che dal 2007 sono state via via inserite all’interno del sito. Il riconoscimento alla Riserva di Sasso Fratino è arrivato dieci anni dopo, nel 2017, per via della sua unicità ecologica e biologica che condivide con altre foreste situate in Abruzzo e in Lazio.
Tra le faggete italiane patrimonio UNESCO, quella di Sasso Fratino segna un primato: è infatti la più estesa nel nostro paese, e una delle più ampie in Europa. Oltre alla Riserva Integrale di Sasso Fratino – chiusa ai visitatori – il sito si sviluppa anche nell’area circostante, tra i comuni di Bagno di Romagna e Santa Sofia (FC), dove è possibile percorrere uno dei tanti sentieri che attraversano il parco e ammirarne così da vicino la rigogliosa vegetazione.
A proposito di vegetazione, il sito è caratterizzato dalla presenza di boschi misti di abeti bianchi e faggi che all’interno della Riserva superano addirittura i 500 anni di età. Ecco perché si parla dei faggi più longevi d’Europa, tra i quali si aggirano liberi branchi di cervi, daini e caprioli.
Grotte e fenomeni carsici racchiusi dell’Emilia-Romagna
Quello delle grotte e dei fenomeni carsici racchiusi dell’Emilia-Romagna è un altro sito seriale, nominato dall’UNESCO nel 2023. I luoghi che ne fanno parte sono sette e si trovano tutti all’interno dei confini regionali, più precisamente nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna.
Dove risiede l’unicità di questo patrimonio naturale? Secondo le parole dell’UNESCO, si tratta di “un terreno carsico gessoso ed epigenetico (ovvero formato attraverso un processo successivo a quello d’origine), straordinariamente ben conservato ed esteso”. Il numero di grotte presenti in quest’area è davvero impressionante: parliamo di oltre 900 grotte per un’estensione totale di più di 100 chilometri, che raggiungono la profondità di 265 metri sotto la superficie del suolo.
Un ulteriore record è da ricercare negli studi accademici dedicati all’area e al fenomeno del carsismo nelle sue rocce evaporitiche, i più antichi ed approfonditi al mondo con opere risalenti al lontano Cinquecento.
Ecco i luoghi identificati dall’UNESCO:
- Alta Valle del Secchia, parte del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, e Bassa Collina Reggiana (Paesaggio Protetto della Collina Reggiana);
- Gessi di Zola Predosa (sito Natura 2000) e Gessi Bolognesi, questi ultimi racchiusi all’interno del Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa;
- Vena del Gesso Romagnola nel ravennate (Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola)
- e infine le Evaporiti di San Leo (sito Natura 2000) e i Gessi della Romagna Orientale (Riserva Naturale Regionale di Onferno) nell’area di Rimini.
Chi desidera osservare da vicino le affascinanti grotte di quest’area deve sapere che soltanto alcune sono visitabili, ovvero le Grotte della Spipola nei Gessi Bolognesi, la Grotta Tanaccia e quella del Re Tiberio nella Vena del Gesso Romagnola e infine la Grotta di Onferno nel riminese, con la sua Riserva Naturale Orientata.
Riserva MAB UNESCO Appennino Tosco-Emiliano
Il MAB (Man And Biosphere) è un programma dell’UNESCO nato per promuovere l’equilibrio tra uomo e ambiente, tutelando nello specifico la biodiversità e lo sviluppo sostenibile.
Con questo obiettivo in mente, nel 2015 l’UNESCO ha inserito l’Appennino Tosco-Emiliano nella rete delle Riserve MAB, identificando in particolar modo il territorio che abbraccia la dorsale appenninica tra il Passo della Cisa e il Passo delle Forbici, tra le province di Modena, Parma, Reggio Emilia, La Spezia e Massa Carrara.
In quest’area sorgono cime che superano i 2000 metri come il Monte Cimone e il Monte Cusna, ma anche aree più pianeggianti, poco sopra il livello del mare.
Ciò che le accomuna sono caratteristiche uniche, non riscontrabili altrove. Qui infatti si trova il confine geografico e climatico tra l’Europa Continentale e Mediterranea. Ma non solo, la Riserva racchiude il 70% della biodiversità del nostro paese, con oltre 2000 specie animali e vegetali. I suoi boschi di castagni, faggi e querce sono l’habitat ideale per il lupo, l’aquila reale e delicati fiori come la primula appenninica.
Quanto ai modi per esplorarla, c’è davvero l’imbarazzo della scelta! Oltre alla rete di sentieri ed itinerari dedicati, l’Appennino Tosco-Emiliano conserva un patrimonio storico-culturale fatto di antichi palazzi, pievi, fortezze e piccoli borghi tutti da scoprire.
Riserva MAB Delta del Po
Riserva MAB Delta del Po | Ph. biosferadeltapo.it
Sospeso tra la terra e l’acqua, il Delta del Po è un luogo straordinario che sorprende i visitatori per i suoi mutevoli paesaggi e l’intensità dei suoi colori. Annoverato tra le Riserve della Biosfera UNESCO nel 2015, questo territorio è un unicum nel nostro paese poiché rappresenta l’unico delta esistente in Italia; inoltre è una delle riserve nazionali più estese prive di sbarramenti e dotate di sbocco sul mare.
Come se non bastasse, si tratta anche di un ottimo esempio di equilibrio tra il lavoro dell’uomo e la natura, che oggi si caratterizza per la presenza di dune costiere, zone umide, isole e formazioni sabbiose, oltre che di più di 360 specie di uccelli diversi e una nutrita colonia di fenicotteri rosa.
In Emilia-Romagna la Riserva racchiude 7 comuni (Argenta, Codigoro, Comacchio, Mesola, Ostellato, Portomaggiore e Goro), mentre altri 9 si trovano in Veneto. Immergersi nei suoi scenari è un’esperienza magica, che vi consigliamo assolutamente di provare. Potrete farlo seguendo uno dei tanti itinerari proposti dal Parco, ad esempio all’insegna del birdwatching o a bordo di una barca.
Riserva MAB Po Grande
I riconoscimenti attribuiti dall’UNESCO all’area del Po non si limitano alla Riserva appena vista. Nel 2019 anche il cosiddetto “Po Grande” – il tratto centrale del fiume che attraversa Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna – è entrato a far parte delle Riserve MAB.
In questo punto del suo percorso il fiume raggiunge la sua massima ampiezza, e si presenta come un insieme composito di ecosistemi che spaziano dalle foreste alle isole fluviali, dai prati ai terreni agricoli.
Benché il bacino del fiume sia stato notevolmente plasmato dal lavoro dell’uomo, e i campi coltivati a cereali e foraggi ne sono un esempio, la Riserva MAB del Po Grande custodisce al suo interno un patrimonio inestimabile di biodiversità. Tra gli alberi che punteggiano il suo corso, i protagonisti sono indubbiamente il salice e il pioppo.
Autore
Maria Grazia Masotti
Eterna sognatrice con i piedi per terra. Cresciuta in campagna e amante delle grandi città. È sempre pronta per un viaggio, purché sia sostenibile.
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