Forse non tutti sanno che il Maestro Leonardo da Vinci, invitato da Cesare Borgia in Romagna effettuò un affascinante viaggio tra fortezze, porti, piazze e architetture. Ripercorriamo qui il suo itinerario, toccando quei luoghi che egli ammirò e di cui si trova traccia nei suoi taccuini, come il “Codice L” (conservato in originale all’Institut de France di Parigi e in riproduzione al Museo della Marineria di Cesenatico).
Prima di tutto, però, un po’ di contesto: è il 1502 e Cesare Borgia ha appena conquistato il Ducato di Romagna, con l’appoggio del papa Alessandro VI e del re di Francia Luigi XII.
Il neo-Duca si rivolge a Leonardo da Vinci, che aveva già potuto conoscere e apprezzare a Milano, e gli affida l’incarico di verificare le fortificazioni e le infrastrutture strategiche del territorio da lui dominato, e progettare eventuali miglioramenti. Leonardo si mette in viaggio e con la carica di “Architecto et Ingegnero Generale” si reca da Pesaro e Urbino verso Rimini, giungendoci l’8 agosto 1502.
Rimini
Partendo da Rimini, sediamoci sul bordo della Fontana della Pigna (allora in Piazza dell’Arengo, oggi in Piazza Cavour) ad osservare l’acqua scrosciare proprio come fece Leonardo, che ne descrive l’effetto armonioso nei suoi appunti segreti:
“Fassi un’armonia colle diverse cadute d’acqua, come vedesti alla fonte di Rimini, come vedesti addì 8 d’agosto 1502”.
Un verso che porta indietro nel tempo, quando la Fontana doveva diventare, come si evince dai disegni di Leonardo, un avveniristico congegno che avrebbe utilizzato l’acqua non come pompa, ma facendo “suonare” l’acqua stessa, cadendo dentro vasi di diversa forma.
Cesena
Da Rimini raggiungiamo la vicina Cesena, dove Leonardo giunse per la festa di San Lorenzo.
Qui è la Rocca della città, oggi Rocca Malatestiana, posta sulla sommità del Colle Garampo, da visitare sulle tracce del maestro
Cesena è la città che Cesare Borgia voleva ingrandire e abbellire per farne la sede della sua corte.
In quella che oggi è la magnifica Piazza del Popolo, Leonardo compì rilievi delle mura e delle fortificazioni.
La massiccia cortina muraria del fronte meridionale della Rocca Nuova fu modificata nel 1503 con la realizzazione di mura dette “alla franzoza” per fronteggiare le nuove tecniche d’assedio, parare i colpi sempre più devastanti delle armi da fuoco pesanti e avere il controllo diretto del territorio antistante.
Questo ingegnoso sistema di difesa, conservato ancora sugli spalti della Rocca, fu approvato verosimilmente da Leonardo da Vinci. È interessante notare come la forma assunta dalle feritoie per l’artiglieria sia la stessa dei disegni leonardeschi.
Cesenatico
Ai primi di settembre Leonardo raggiunse poi Cesenatico.
Il Porto Canale trecentesco rischiava di insabbiarsi all’imboccatura e il maestro ne compì il rilievo e ne fece un disegna a volo d’uccello, portandosi in cima al faro per poterne vedere meglio la struttura e suggerire interventi migliorativi all’approdo preesistente.
Modificò l’orientamento e la lunghezza delle singole palizzate e ampliò i bacini collegati, affinché l’acqua del mare potesse entrare e accumularsi, bloccata da paratie mobili, per poi defluire con rapidità durante le basse maree e col deflusso tener libero l’ingresso.
Il progetto rimase sulla carta, ma il Porto Canale Leonardesco di Cesenatico è, oggi, uno dei monumenti più importanti della città e passeggiare lungo il canale permette di godere appieno della bellezza architettonica e della calda atmosfera di questa località di mare.
Da non perdere la visita del Museo Galleggiante della Marineria, con le antiche barche da pesca e trasporto dell’Alto Adriatico ormeggiate con le vele “al terzo”, decorate con terre naturali e con i simboli delle famiglie dei pescatori, e la sezione a terra del Museo, di 3mila mq dedicata alle barche tradizionali, che -come detto all’inizio dell’articolo- di Leonardo conserva la riproduzione del celebre “Codice L”.
Faenza
Quindi Leonardo riprese il suo cammino diretto a Faenza, dove il suo passaggio è testimoniato dal disegno che fece al Duomo (in Piazza della Libertà), dalla cui maestosità Da Vinci resta affascinato a tal punto da farne ricordo sui suoi taccuini di viaggio.
Si notano, nei disegni di Leonardo, inequivocabili anomalie rispetto al duomo faentino: l’edificio basilicale è privo di abside poligonale, fatto che consentirebbe di riportare la costruzione dell’abside attuale a non prima del 1502, un dubbio che forse non potrà mai essere totalmente dissipato, ma che diventa uno spunto per ammirare la bellezza di questa magnifica Basilica.
Non si può lasciare Faenza senza aver visitato anche le sue storiche botteghe ceramiche, un’arte da cui anche Leonardo rimase incantato.
Dell’artigianato ceramico faentino si trova riferimento nel codice Hammer (1504-1506) che accenna alla presenza in “val di Lamona di terra da fare boccali, boccali che si fabbricano sulle rive del fiume medesimo”.
Imola
Il soggiorno più lungo di Leonardo fu però a Imola, dove si fermò fino a dicembre.
Imola in quello scorcio d’autunno del 1502 era un vero e proprio campo militare, dove Cesare Borgia aveva raccolto armi e uomini a migliaia.
Nel clamore e nella concitazione di questa piazza d’armi, Leonardo percorse con i suoi aiutanti strade e quartieri, disegnando mura e congegni.
Tra i frutti più preziosi del suo soggiorno imolese è la pianta della città, ora conservata presso la Royal Library del castello inglese di Windsor.
Passeggiare per le vie del centro storico di Imola, un piccolo gioiello cittadino, ripercorrere le stesse strade di Leonardo, guardare quelle piazze, edifici e mura, è una sensazione senza tempo.
Leonardo queste strade le immaginò inscritte in un cerchio suddiviso da otto raggi recanti i nomi dei venti e, nella parte inferiore della mappa, in una sorta di contrappunto naturale alla geometrica spartizione degli spazi ad opera dell’uomo, disegnò lo scorrere del fiume Santerno con larghe anse azzurrine.
Il nostro itinerario Leonardesco si conclude proprio nell’ambiente naturale del Santerno, il fiume che collega la Romagna alla Toscana, patria di Leonardo: un fiume che regala scenari suggestivi e argini che paiono modellati per i bagnanti, tra piscine naturali, cascate, rocce bianche e lisce perfette come solarium.
Per approfondire: Museo "Leonardo da Vinci e la Romagna"
Dedicato al “periodo romagnolo” di Leonardo da Vinci, questo piccolo museo a Sogliano al Rubicone, in provincia di Cesena, si propone di illustrare le caratteristiche del territorio e le sue tradizioni attraverso le osservazioni e le analisi di questo straordinario uomo d’ingegno.
Il Museo è articolato in due sezioni: una scientifica e una etnografica.
La prima documenta, attraverso l’esposizione di copie anastatiche di manoscritti, studi, disegni ed appunti, le analisi inerenti aspetti di fisica, di meccanica e idraulica, svolte da Leonardo durante il suo soggiorno in Romagna.
La seconda presenta gli studi sugli usi e costumi della tradizione popolare romagnola del XVI secolo, con particolare riferimento al tema dell’acqua, del suono e della natura. Qui si segnala la presenza dei modelli e delle immagini delle “concavità” realizzate nel parco San Donato.
E se la Gioconda fosse nata a Bologna?
È il 1515 quando Leonardo torna una seconda volta in Emilia Romagna, stavolta al seguito di Francesco I Re di Francia per un incontro con Papa Leone X, ospite nel quattrocentesco Palazzo Felicini in via Galliera, nel centro storico della città.
Impossibile non incantarsi davanti all’architettura del palazzo, che, con la sua facciata segnata da un portico a nove archi e finestre ogivali, è uno degli edifici più belli di Bologna, conservato ancora oggi quasi interamente nella sua primitiva architettura del primo Rinascimento.
Si dice che proprio qui Leonardo abbia cominciato a dipingere la Monna Lisa ispirato da Filiberta di Savoia, a dispetto di tutte le ricostruzioni storiche più accreditate.
Quel che sappiamo però è che il paesaggio che si trova alle spalle della Gioconda sia niente meno che il Montefeltro, all’epoca ultimo lembo a nord del Ducato di Urbino, al confine tra Toscana e Romagna.
Due studiose “cacciatrici di peasaggi” si sono infatti accorte che, ricomponendo lo sfondo dell’opera, si ottiene l’intera mappa cartografica vista dall’alto, a volo d’uccello, dalle alture e vallate della Valmarecchia.
Le opere leonardesche in Emilia Romagna
Alla Galleria Nazionale di Parma una Testa di fanciulla, detta La Scapiliata, riconducibile al primo decennio del XVI secolo, è un’opera su tavola realizzata da Leonardo da Vinci e ritenuta incompiuta.
Dell’opera ben poco si sa, se non che sia stata ricordata per la prima volta in un inventario di Casa Gonzaga del 1627 come “un quadro dipintovi la testa di una donna scapigliata, bozzata, opera di Leonardo da Vinci”.
L’immagine, bellissima, rievoca gli studi di Leonardo sui moti dell’animo alla base dei suoi studi.
Alla Biblioteca Ariostea di Ferrara è invece conservato un manoscritto con un uomo inscritto in una struttura identica a quella leonardesca: è l’Uomo Vitruviano di Giacomo Andrea da Ferrara, di cui si può vedere la copia digitale.
Giacomo Andrea da Ferrara era amico di Leonardo, esperto dell’opera di Vitruvio De Architectura, e incontrò il maestro tra il 1490 e il 1498. Durante questi anni, i due avrebbero discusso insieme di come tradurre in immagine il concetto dell’uomo ideale, il microcosmo, inscritto sia in un cerchio (simbolo del divino) sia in un quadrato (simbolo del terreno). Leonardo quindi non concepì da solo il celebre disegno, ma insieme all’amico emiliano-romagnolo.
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Francesca
Bell’articolo! Vi consiglio di inserire anche i PAESAGGI DELLA GIOCONDA in Alta Valmarecchia.
http://www.ilmondooltrerimini.com
Elisa Mazzini
Grazie della segnalazione Francesca 🙂
Tato
Dove abito Leonardo a Imola ?