Fotografare la scultura
Fotografare le sculture è un esercizio difficile: ci si trova di fronte a un’opera d’arte tridimensionale, che può essere astratta o rappresentare la visione che lo scultore ha del soggetto. Si rischia di riprodurre la scultura in modo piatto, buono per un sussidiario, di non cogliere il messaggio dell’autore.
Fotografare una scultura interpretandola, al contrario, significa creare un’opera artistica partendo da un’opera esistente, interpretare un’interpretazione, rappresentare in modo diverso ciò che già è rappresentato.
Avviene a Traversetolo (in provincia di Parma), dove nella mostra Racconti “bestiali”, i soci del Circolo Fotografico “Renato Brozzi” hanno sfidato i rischi suddetti e, sapientemente, hanno creato queste immagini fotografando le opere di Renato Brozzi; queste rappresentano in modo dettagliato la natura e i singoli animali, in linea col gusto Liberty dell’epoca
La mostra delle sculture originali fu esposta una sola volta nel 1930 ed è oggi riproposta al Museo “Renato Brozzi” di Traversetolo. Così hanno voluto omaggiare l’artista, interpretando, ognuno con il proprio stile, le sue sculture così da dare loro nuova vita in un mondo e con un mezzo diverso e (all’epoca) nuovo: la fotografia.
Il fotografo e il rapporto con il soggetto
Potremmo discutere per giorni inutilmente sul valore o meno di un’operazione come questa, ma saremmo fuori strada: in quanto arte, la fotografia ha lo stesso valore delle altre arti ed è piena disponibilità del fotografo, in quanto artista, scegliere i suoi soggetti, siano essi la natura o una loro rappresentazione.
Queste fotografie sono opere d’arte esse stesse, in quanto non riproducono ma interpretano, quindi suggeriscono una visione, una sensazione e pongono chi le guarda nella situazione di voler vedere anche le sculture originali, come chi guarda un quadro di un impressionista è curioso di vedere il luogo che lo ha ispirato, sia esso una stanza, una collina della Provenza o un angolo di Parigi.
Fotografia e scultura, realismo e astrattismo
Questa operazione artistica porta poi a meditare sul rapporto fra fotografia, pittura e scultura. All’inizio del secolo scorso ci fu chi, come Paul Delaroche affermò “Da oggi la pittura è morta”, in quanto sembrava che “le immagini che si creano da sole” attraverso la fotocamera rendessero inutile riprodurre con un quadro la realtà. Nulla di più sbagliato, basti pensare alla corrente degli iperrealisti e ai loro quadri. Tuttavia, all’inizio del secolo scorso nascono correnti come l’astrattismo e gli scultori, come i pittori, si dedicano a comporre opere che non hanno la necessità di riprodurre la realtà. Renato Brozzi, invece, nei primi del ‘900 crea queste opere, che non sono astratte, ma che hanno una forza notevole. Nasce come incisore, dedicandosi poi anche alla scultura, ove traspone molto dello stile proprio delle incisioni.
Le opere dei fotografi del Circolo Fotografico “Renato Brozzi” trasmettono tutta questa forza, che già lo scultore aveva veicolato, con immagini forti, usando molto bene le caratteristiche dello specifico della fotografia: luci e ombre, colori, effetti di movimento, punto di ripresa, prospettiva, fotomontaggio…
Ne esce un lavoro di sicuro interesse, da vedere, e con cui confrontarsi. Da fotografi chiedendosi come ognuno di noi avrebbe interpretato o interpreterebbe una scultura, una bella sfida da tentare almeno una volta nella vita (fotografica). Da appassionati d’arte per arricchire la propria esperienza visiva confrontando due mezzi molto diversi fra loro, scultura e fotografia, uno prettamente tridimensionale e l’altro bidimensionale. Uno privo di colore e l’altro che può invece utilizzarlo liberamente. In particolare, alcuni autori hanno deciso per il bianco e nero, una tecnica fotografica dove la forma è tutto, mentre altri hanno aggiunto colori molto saturi, in modo da creare uno stacco.
Originali in mostra
Però a questo punto, val la pena di scoprire anche le sculture: suggeriamo quindi una visita al museo Renato Brozzi di Traversetolo per una mostra (Renato Brozzi e la scultura animalista italiana tra Otto e Novecento, promossa dal museo e dal Comune di Traversetolo) che offre per la prima volta, a livello nazionale, una panoramica sulla scultura animalier in Italia. Oltre 100 opere, di 50 artisti. Tra loro, Rembrandt Bugatti, Guido Cacciapuoti, Antonio Ligabue, Guido Righetti, Sirio, Felice Tosalli. Oltre, naturalmente a Renato Brozzi, il «più grande Animaliere italiano dopo il Pisanello», secondo la definizione solenne coniata da Gabriele D’Annunzio.
Dove e quando
Racconti “bestiali”
fino al 10 ottobre
Centro Civico “La Corte”, via F.lli Cantini 8, 43029 Traversetolo (PR)
INFO: www.cfbrozzi.it
Renato Brozzi e la scultura animalista italiana tra Otto e Novecento,
fino al 30 settembre, finissage con apertura serale
Museo Renato Brozzi, via F.lli Cantini 8, 43029 Traversetolo (PR)
INFO: www.museorenatobrozzi.it
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