Con ben 44 tra prodotti DOP e IGP regolarmente registrati l’Emilia Romagna è la regione italiana che vanta il maggior numero di certificazioni d’origine d’Europa. Un primato di lunga data dato che già dalla loro istituzione – la certificazione d’origine fu istituita per la prima volta nel 1996 – l’Emilia Romagna si era posta già come capofila con ben 13 certificazioni.
Ma cibo e matematica assai di rado vanno d’accordo e, oltre ai numeri, oggi vorremmo raccontarvi un po’ di più di questi prodotti speciali della nostra terra. Raccontarvi storia e curiosità di tutti e 44 i prodotti DOP e IGP dell’Emilia Romagna impiegherebbe troppo tempo e troppo spazio, ecco perché ne abbiamo scelti alcuni tra i meno conosciuti: prodotti di uso comune che forse non tutti sanno provenire proprio da queste pianure, eccellenze italiane che nel tempo sono state apprezzate anche all’estero.
Qui dove un tempo vi erano boschi e praterie insidiati dall’acqua dei fiumi montani è venuta alla luce una terra, tra le più fertili dello stivale, che ha saputo costruire per prima una cultura gastronomica nazionale. È quindi naturale che volendo parlare di cibo e di Italia, si debba partire innanzitutto dall’Emilia Romagna e dai suoi prodotti.
Aglio di Voghiera DOP
Zona di Produzione
Provincia di Ferrara, comuni di Voghiera, Masi Torello, Portomaggiore, Argenta e Ferrara.
Storia e curiosità
Siamo nella provincia ferrarese, in quella che un tempo era una fondamentale zona di scambio dell’intera Europa del sud. Attraverso il fiume Po era infatti possibile raggiungere i centri del nord Italia, da cui partivano le carovane per il continente centrale mentre il porto di Classe era un ottimo approdo per i mercantili provenienti dal sud e dal Mar Mediterraneo.
In questo contesto furono gli estensi a rilanciare e rendere agricolo il territorio di Voghera, incentivando la colture di insalate, erbe, piante aromatiche e aglio colture che anche oggi costituiscono la gran parte delle produzioni locali.
Ricette e usi in cucina
Rinomato per il suo gusto dolce, delicato e fresco, è il condimento principe per uno dei miti nazionali, il soffritto. Vera e propria specialità alla base di moltissimi piatti, il Soffritto è una peculiarità tutta italiana, e come tale è studiato ed invidiato all’estero. Vanta innumerevoli tentativi di imitazione ma il suo segreto si nasconde nelle singole parti che lo compongono: aglio, cipolla, sedano e carota infatti sono prodotti della nostra terra che solo nel nostro paese crescono rigogliosi e profumati al punto giusto.
L’aglio di Voghiera inoltre è dotato di grande conservabilità e può mantenersi inalterato nel sapore anche dopo lunghi periodi.
Info
Consorzio produttori Aglio di Voghiera
Amarene Brusche di Modena
Zona di Produzione
Tutta la Provincia di Modena
Storia e curiosità
Le sue origini si possono far risalire almeno al Rinascimento e la sua produzione nel territorio è documentata da una consistente bibliografia, come lo scritto del 1662 “L’arte di ben cucinare et istruire” in cui Bartolomeo Stefani fa menzione di una ricetta per la preparazione di una confettura di ciliegie acide. Più tardi, a fine Ottocento, il famoso Pellegrino Artusi nel suo ricettario dà indicazioni su come ottenere la tipica crostata con confettura di amarene acide, che grazie al loro sapore brusco conferiscono a questo dolce una connotazione unica.
Ricette e usi in cucina
Caratterizzata dal peculiare sapore asprigno, può essere gustata al naturale, a fine pasto come dessert, oppure impiegata per la realizzazione di torte e crostate. È inoltre molto apprezzata in abbinamento al gelato.
Info
Consorzio produttori di Amarene brusche di Modena
Fungo di Borgotaro IGP
Zona di Produzione
Il fungo di Borgotaro si raccoglie nei boschi dei comuni di Borgo Val di Taro e Albareto, in provincia di Parma, e di Pontremoli, in provincia di Massa Carrara.
Storia e curiosità
Le prime notizie sulla raccolta del fungo nella zona collinare e montuosa della provincia di Parma si hanno già a partire dal XVI secolo. Alimento usato prevalentemente nelle ricette autunnali, il fungo trovava posto nelle tavole contadine come cibo povero che si poteva ricavare facilmente dai boschi conservandolo poi tramite essiccazione o conserve.
Per il suo sapore spiccato, il fungo di Borgotaro è stato spesso protagonista delle ricette nobili del Ducato di parma e Piacenza.
Ricette e usi in cucina
Ingrediente ideale per la preparazione dei piatti della tradizione come le tagliatelle ai funghi, è ideale anche per molteplici usi in cucina come trifolati, sughi per paste asciutte, paste ripiene, insalate e secondi piatti. Prima di essiccarli è meglio non lavarli, ma solo ripulirne la superficie esterna, tagliarli a fette ed esporli al sole per qualche giorno su una tavola di legno. In alternativa, i funghi si possono anche surgelare, nel qual caso andrebbero prima cotti, per evitare che durante lo scongelamento si rammolliscano perdendo acqua.
Info
Consorzio del fungo di Borgotaro Igp
Marrone di Castel del Rio
Zona di Produzione
Comprende i comuni di Castel del Rio, Fontanelice, Casalfiumanese, Borgo Tossignano.
Storia e curiosità
Il castagno non è una pianta autoctona dell’Emilia Romagna e la sua diffusione in Europa ebbe inizio nell’antichità e proseguì per tutto il Medioevo pad opera degli ordini monastici. Lo scopo di questa dell’introduzione del Castagno in Emilia Romagna aveva infatti una duplice funzione: era un’ottima risorsa alimentare ricca in amidi ed aveva un legname molto pregiato. Secondo una leggenda inoltre la diffusione sulle montagne bolognesi dell’albero di Castagno sarebbe dovuta principalmente ala contessa Matilde di Canossa.
Ricette e usi in cucina
Con il Marrone di Castel del Rio si preparano principalmente le famose Caldarroste, tipiche del periodo autunnale. La ricetta prevede che si faccia un’incisione con un coltello appuntito nella parte convessa del marrone, per poi farli cuocere nella famosa padella bucata. A cottura ultimata toglierli dal fuoco e avvolgerli in un canovaccio, premendo leggermente in modo da far staccare la buccia.
Un metodo di cottura casalingo consiste nel cuocere i marroni nel forno, dopo averli incisi, a 140-150 °C per 30-40 minuti.
Consigli
Se avete idea di preparare le caldarroste in questi primi giorni d’autunno, procuratevi anche una bottiglia di Cagnina di Romagna.
Info
Consorzio Castanicoltori di Castel del Rio
Olio extravergine delle colline di Romagna
Zona di Produzione
L’area di lavorazione e di produzione di questo olio d’oliva comprende due province: Forlì-Cesena e Rimini.
Storia e curiosità
La presenza dell’olivo, nel territorio che ha come riferimento le prime colline nei pressi della costa adriatica, ha origine molto profonda che sembra risalire agli Etruschi.
Ancora nell’alto Medioevo, numerose fonti archivistiche segnalano la presenza di oliveti veri e propri nelle campagne collinari presso Santarcangelo di Romagna e nel territorio riminese. La coltura dell’olivo, in effetti, gode di particolari condizioni climatiche che, unitamente ad appropriate pratiche agronomiche, determinano la produzione di un olio di particolare pregio, in grado di distinguersi per le sue caratteristiche chimiche ed organolettiche. Ancora tutt’oggi la raccolta delle olive è manuale, per evitare che le olive vengano a contatto con il terreno e la successiva trasformazione di olio d’oliva è una grande operazione che deve essere eseguita entro due giorni dalla raccolta.
Da non confondersi con l’Olio Extra Vergine di Oliva Brisighella DOP che, seppur vicino geograficamente, ha una DOP distinta ed esclusiva.
Ricette e usi in cucina
L’olio extravergine di oliva Colline di Romagna Dop è ottimo sia a crudo sia per la cottura. Ideale per condire insalate, aggiunto a crudo su zuppe di legumi, per maionese, salse vellutate, sul pesce o insalate di mare, per saltare carni bianche, per grigliate di carne o pesce, nei sughi per primi piatti, per stufare verdure, per fritture. Generalmente il primo approccio per la degustazione è la bruschetta.
Info>
Arpo – Associazione Regionale tra Produttori Olivicoli dell’Emilia-Romagna
Riso del Delta del Po IGP
Zona di Produzione
Si estende sul cono orientale estremo della pianura padana fra le regioni Veneto ed Emilia-Romagna, nei territori formati da detriti e riporti del fiume Po.
Storia e curiosità
Il riso è una delle piante alimentari più antiche, è originario del sud-est asiatico ed è specie di palude. L’introduzione in Italia sembra sia avvenuta dapprima nel sud ad opera degli Arabi e degli Spagnoli. La coltivazione del riso nel Delta del Po risale al 1400, anche se la produzione estensiva ed organizzata si sviluppò solo nel XVI secolo, per opera della famiglia degli Estensi, che riuscirono a sfruttare i terreni acquitrinosi che altrimenti sarebbero rimasti abbandonati.
Pochi decenni dopo la diffusione del riso nella Pianura padana (1450) compaiono le prime documentazioni sulla presenza di coltivazioni in Polesine, in particolare nel territorio del Delta del Po, poiché la coltura del riso era strettamente legata alla bonifica e rappresentava il primo stadio di valorizzazione agraria dei terreni.
Oggi le risaie del Delta del Po coprono circa 9.000 ettari di territorio.
Ricette e usi in cucina
Pochi alimenti sono così versatili in cucina: a cominciare dall’antipasto per finire col dolce, col riso si può preparare un pranzo intero. Occorre però saper scegliere il tipo giusto per ogni piatto. Sono molte, infatti, le varietà disponibili sul mercato, ciascuna con caratteristiche proprie e con diverso comportamento in cottura.
Info
Autore
Walter Manni
Esploratore e Avventuriero: ama navigare gli oceani, scalare le montagne più alte e surfare sulle onde del web
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