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A partire dal primo Medioevo, all’interno delle mura della città di Ravenna furono costruiti numerosi monasteri, che divennero un elemento caratteristico della città.
Nel complesso, per il periodo medievale, i documenti attestano circa una ventina di cenobi, anche se gli edifici conservati sono meno della metà, e ciò che rimane visibile è generalmente databile alle ultime fasi di vita delle comunità religiose.
Un esempio significativo è il monastero benedettino di San Vitale, i cui ambienti oggi ospitano in parte le collezioni del Museo Nazionale. Non si conosce con precisione la data di fondazione del complesso, ma sembra plausibile collocarla verso la fine del X secolo.
Nel corso del tempo, il monastero ricevette la protezione degli arcivescovi di Ravenna, di papi e imperatori, che ne arricchirono il patrimonio. Nonostante questo, però, già nel XIII secolo la comunità di monaci entrò in crisi e non riuscì più a ristabilirsi. Degli edifici più antichi rimangono solo alcuni tratti delle murature del chiostro, incorporati in rifacimenti successivi.
Anche presso la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo fu eretto un monastero, il cui chiostro del XVI secolo è ancora visitabile. La fondazione risale al 973, per volontà di Petrus dux et comes. Nei secoli successivi, il cenobio si arricchì grazie a numerose donazioni e concessioni di beni fondiari.
Solo nel XVI secolo, ormai in decadenza, la comunità benedettina fu sostituita dai frati Minori Osservanti, detti “Zoccolanti”, che vi si trasferirono dopo la Battaglia di Ravenna del 1512.
A questo stesso evento è legata la costruzione dell’ex monastero di Classe in città, così chiamato perché vi si trasferirono i monaci di Sant’Apollinare in Classe a seguito dei disastri della battaglia, per garantire maggiore sicurezza ai religiosi. Il complesso è probabilmente uno degli esempi meglio conservati a Ravenna ed è ora occupato dalla Biblioteca Classense.
È accessibile anche il monastero di San Nicolò, eretto nella seconda metà del XIII secolo per ospitare la comunità degli Eremiti Agostiniani. Anche in questo caso, gli edifici subirono diversi rifacimenti nel corso del tempo. Attualmente, le strutture conventuali, che hanno ospitato il museo TAMO, uno spazio interamente dedicato all’arte musiva di Ravenna, sono in fase di ridefinizione.
Infine, merita menzione il convento di San Francesco, oggi così chiamato solo a seguito del trasferimento, avvenuto nel 1261, dei frati francescani. Inizialmente, infatti, la basilica, realizzata in età tardoantica (metà V secolo d.C.), era dedicata agli Apostoli e, successivamente, a San Pietro Maggiore.
Del convento si conservano i chiostri rinascimentali (da quello cinquecentesco si accede al Museo Dante) e vi era collegata anche la Tomba di Dante, in quanto i francescani ne erano i custodi.
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Autore
Mila Bondi
Medievista per amore e passione, si è occupata dei monasteri di Ravenna nella tesi di dottorato in Storia Medievale. Attualmente, lavora come archeologa in diverse zone della Romagna
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