Parlami di tER è una serie di racconti dall’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da persone che son natie, vivono o semplicemente si sono innamorate di questa singolare, bellissima, terra con l’anima.
Se anche tu vuoi raccontare l’Emilia-Romagna che si vede dalla tua finestra sei benvenuto.
Basta una mail a inemiliaromagna@aptservizi.com o un commento qui sotto!
Trenta anni fa, transitando sulla Via Porrettana nei pressi di Sasso Marconi, visitai Colle Ameno, era una rovina.
Lasciava trasparire epoche di splendore e poi totale decadenza.
Ma, tra questi due tempi, la storia ha segnato il mondo e ha sconvolto famiglie. Madri che hanno perso figli causa esecuzione e vedove che hanno pianto mariti. Famiglie che alla loro origine hanno sopportato la decimazione di figli e hanno smarrito il futuro.
Ora il borgo ha ripreso le sembianze di un abitato vivibile, circondato da un ampio parco e da un muro che si affaccia verso le colline permettendo un pertugio alla campagna circostante.
La chiesa barocca l’ho sempre ricordata come un gioiello ed avrei rinnovato volentieri la memoria. Purtroppo l’ho trovata chiusa alla visita.
Il passeggio all’interno del borgo illustra un passato di arti, di mestieri di cura e sanità. Sale affrescate e siti storici. Luoghi di memoria della seconda guerra mondiale.
Nell’autunno e inverno 1944 infatti le barbarie tedesche hanno mutato il volto al borgo, divenendo, dall’inizio di ottobre un comando della Feldgendarmerie, reparto di polizia militare della Wermacht con a capo il sergente maggiore Friedrich Brotschy (Fritz).
La parola d’ordine di quel tempo era: rastrellamenti, invasioni, requisizioni, incursioni, bombardamenti e case sotterranee, ovvero rifugi.
Dal 6 ottobre al 23 dicembre 1944 Colle Ameno visse la sua peggior storia, diventando campo di concentramento-smistamento per prigionieri civili di sesso maschile di età compresa tra i 18 e i 55 anni.
Le cantine della Villa Ghisilieri furono la prigione per i civili rastrellati e i partigiani.
La loro vita resta scritta sui muri della prigionia. Nel tempo della prigionia gli uomini venivano selezionati e destinati.
Un destino che non prese mai la strada della libertà.
Autore
Nadia Galli
Nadia Galli, nata a Castel Maggiore (BO), laureata all’Università di Bologna, in Economia e Commercio, in Sociologia e poi in OMAPSOS (Organizzazione, Mercati, Ambiente, Politiche Sociali e Servizio Sociale) con curriculum Politiche Sociali e del Benessere è Istruttore presso l’Unione di Comuni Reno Galliera. Giornalista pubblicista dal 2011 con la passione per la lettura e scrittura.
Potrebbe interessarti
[Parlami di tER] Lo strano caso delle formiche della Madonna
di m.vitigliero /// Luglio 6, 2011
Conosci la nostra newsletter?
Ogni primo del mese, una email con contenuti selezionati ed eventi in arrivo.