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In Italia sono tanti gli esempi di parchi e aree all’aperto in cui sculture e opere d’arte si inseriscono in un scenario naturale, instaurando un dialogo interessante e reciproco.
Accanto ai nomi più noti, come l’Arte Sella a Borgo Valsugana (Trento) o il Giardino dei Tarocchi di Capalbio (Grosseto), ritroviamo il suggestivo Parco Sculture di Santa Sofia, alle porte della grande area naturale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Per chi non ci fosse mai stato, Santa Sofia è un piccolo borgo collocato lungo le dolci acque del fiume Bidente al confine tra la Romagna e la Toscana.
Il suo accogliente centro storico è intriso di natura e cultura locale, ottimo per consumare un pranzo secondo tradizione o anche per trascorrere qualche ora lontano dal caos delle città di pianura.
Centro molto attivo culturalmente, è considerato il cuore dell’arte contemporanea dell’Appennino Romagnolo.
Arte contemporanea a Santa Sofia
All’interno di un edificio dei primi del Novecento, il paese ospita infatti la Galleria d’arte contemporanea “Vero Stoppioni”, nata agli inizi degli anni ’90 con l’intento di raccogliere le opere partecipanti alle varie edizioni del Premio Campigna.
All’interno dell’istituzione sono rappresentate le più interessanti tendenze artistiche italiane dagli anni ‘50 a oggi, con opere che spaziano dal neorealismo alla Pop Art fino alle più recenti esperienze contemporanee.
Un museo a cielo aperto
Proprio a tale galleria, come se ne fosse un’appendice, si collega il vicino Parco Sculture, inserito a sua volta nel contesto più ampio del Parco Fluviale “Giorgio Zanniboni”.
Nato nel 1993 come progetto di integrazione tra arte e paesaggio da un’idea di Renato Barilli e Claudio Spadoni, il percorso si snoda lungo la riva sinistra del fiume Bidente per circa 2 km, dialogando a stretto contatto con l’elemento naturale circostante.
Tutta l’area è un continuo divenire e non smette mai di accrescere e migliorare le sue collezioni. L’ultima, in ordine d’arrivo, è l’opera del celebre scultore Arnaldo Pomodoro “Cono tronco 1972”.
L’itinerario, da percorrere rigorosamente a piedi, parte da Parco Giorgi (della Resistenza) per poi proseguire fino a località Capaccio.
Tantissimi i lavori che si incontrano, tutti in stile diversi, ma soprattutto realizzati da artisti che hanno deciso di declinare la contemporaneità a un tema così antico come quello della natura.
Si ritrova così: Mauro Staccioli con Santa Sofia ‘93 (1993); Eliseo Mattiacci con Le vie del cielo (1994); Francesco Somaini con Stele ai caduti per la costruzione della diga di Ridracoli (1994); Luigi Mainolfi con Prima Casa (1995); Nicola Carrino con Custruttivo ‘96 (1996); Anne e Patrick Poirier con L’esilio di Ulisse (1997); Hidetoshi Nagasawa con Sotto l’albero del ginko (2001); Andrea Nacciarriti con Campionamenti #4 (2006); Cuoghi Corsello con Suf Santa Sofia (2008); Francesco Bombardi con Verità Fluttuante (2010); Giuseppe Maraniello con IN-ES (Nido) (2012-2015); Via di Chiara Pergola (2014); Giulio de Mitri con Il giardino di Psyche (2016); Flavio Favelli con Black Avorio (2018).
Un vero e proprio “museo all’aperto” che consigliamo di visitare durante le belle giornate di sole, in dolce compagnia o con i propri figli, per un’esperienza unica che vedrete vi stupirà.
Autore
Davide Marino
Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi
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