Riassumere la storia della musica italiana è pressoché impossibile. Anche se volessimo creare una traccia che contenga tutti i pezzi più straordinari non ci basterebbe la durata media della nostra vita per ascoltarla tutta.
Noi proviamo a concentrarci su quelle che sono le note salienti della melodia emiliano-romagnola, quelle che hanno caratterizzato la storia della nostra terra e che hanno portato al ricco repertorio musicale di oggi. E ciò tentiamo di farlo indicandovi i 10 nomi più grandiosi, quelli che hanno creato i pilastri del pop e rock emiliano-romagnolo – ne sentirete delle belle!
Gli anni di nascita del rock sono quelli del dopoguerra, quelli in cui gli ideali sociali prendono corpo tramite i testi delle canzoni; ma in Italia la musica si ascolta ancora per divertimento e agli incomprensibili gruppi nascenti oltreoceano si preferiscono i cantanti nostrani.
Tra i vari Jimmy Fontana, Celentano e Bobby Solo, il vero re del mercato discografico negli anni 60’ diventa GIANNI MORANDI (Monghidoro, vicino a Bologna, classe 1944). Faccia da bravo ragazzo, che però inventa scuse per le sue fiamme mandandole a prendere il latte, dimostra meno dell’età che ha ed è sicuramente più innocuo dei suoi “smidollati” colleghi americani e inglesi.
I genitori sono spaesati di fronte ai loro ragazzi che tra uno spaghetto e l’altro discutono di pacifismo, di mondi migliori e di crisi dei valori arrivando persino a sostenere che “…Dio è morto, nei bordi delle strade, nelle auto prese a rate, nei miti dell’estate”. Le madri si fanno il segno della croce, e a nulla servono le parole dei loro pargoli, pronti a spiegare che si tratta di una canzone dei Nomadi scritta da FRANCESCO GUCCINI (Modena, classe 1940).
I cantanti che inizialmente imitano i gruppi stranieri ben presto sviluppano un loro stile originale, legato alla tradizione melodica italiana. Vero elemento di novità degli anni Sessanta è l’avvento di un gruppo di musicisti che prendono a modello i “chansonniers” francesi, e come quest’ultimi, scrivono i testi e compongono la musica delle proprie canzoni, venendo perciò chiamati cantautori.
Il fenomeno dilaga ampiamente anche negli anni ’70, periodo in cui emergono i nomi del bolognese LUCIO DALLA (1943 – 2012) e del modenese Guccini. Ascoltando “Come è profondo il mare” così come seguendo “La locomotiva” si scorgono testi impegnati lontani dalle banalità e dai luoghi comuni.
È a partire dagli anni Ottanta che i cantautori italiani tentano di imporsi all’attenzione del pubblico europeo adottando uno stile musicale più “internazionale”. Nota dopo nota si fanno strada il rock melodico di un giovane LUCIANO LIGUABUE (1960, nato a Correggio), di ZUCCHERO (1955, nato a Reggio Emilia) e di VASCO ROSSI (1952, nato a Zocca, sull’Appennino di Modena). È con le loro voci e le loro melodie che viene a definirsi quello che oggi si chiama il rock italiano, quel rock-pop leggero e ritmato, talvolta un po’ più alla Elvis e talvolta con contaminazioni di rythm & blues e talvolta un po’ più sregolato e senza canoni.
Quella che invece viene definita musica pop, ovvero musica leggera, prende piede negli anni ’80 ma vede le sue prime scintille attorno al Festival di Sanremo e alle hit di “Fin che la barca va” della grande ORIETTA BERTI (1945, nata a Cavriago, Reggio Emilia), spianando la strada ai più recenti successi “50 Special” degli ex-Lunapop prima e del solista poi CESARE CREMONINI (1980, nata a Bologna), e alla potente ma dolce voce della LAURA PAUSINI (1974, nata a Faenza, in provincia di Ravenna) che ha raggiunto le orecchie di tutto il mondo.
E chi si può dimenticare della storica cantante pop che ci ha accompagnato nei pomeriggi dopo scuola fin da quando eravamo piccini? Le melodie di “Kiss Me Licia”, di “Pollon”, dei “Puffi” e di “Rossana” le ricorderemo sempre con la voce energica di CRISTINA D’AVENA (1964, nata a Bologna).
Corde vocali da niente, insomma.
Questa ha voluto essere solo una breve carrellata della copiosa produzione artistica che la nostra regione ha visto nascere e fiorire; ma la vostra play-list personale qual è?
Noi, dopo tutte queste chiacchiere, ce ne andiamo ad alzare un po’ il volume.
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