Dal momento che l’Emilia Romagna è una terra con un ricco patrimonio etnografico di folklore, tradizione popolare e contadina, abbiamo pensato di farti scoprire i suoi Musei del Mondo rurale.
Veri e propri custodi del passato, queste strutture sono depositarie di una storia antica che si riflette ancora nella nostra contemporaneità. Sono luoghi pieni di oggetti e testimonianze che raccontano una storia, la nostra, quella fatta di lavoro e fatica e di antichi saperi e dove, antichi valori e tradizioni, sono pronti per essere tramandati alle nuove generazioni.
Una memoria popolare che permette di riscoprire biodiversità dimenticate, tradizioni enogastronomiche e folkloristiche, mestieri antichi, fondamenta dell’identità della comunità regionale.
Quando ti capiterà di visitarne uno, non perdere l’occasione di ascoltare la testimonianza della gente del luogo! Le loro facce, le loro mani e il loro orgoglio di appartenenza ti arricchiranno, rendendoti consapevole che ciò che abbiamo è frutto di ciò che siamo stati.
Questo mondo, non troppo lontano, non rischia di scomparire, se tramandato. Scopri con noi gli 8 Musei del mondo rurale della Romagna.
Musei del mondo rurale del ferrarese
MAF – Centro Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese
Dove: San Bartolomeo in Bosco (frazione di Ferrara)
Perché: se volete sapere come era la vita nelle campagne ferraresi tra Ottocento e Novecento, questo è il museo che fa per voi!
Al Maf – Mondo Agricolo Ferrarese oltre 30.000 oggetti raccontano come era il borgo rurale con le sue botteghe artigianali, la casa contadina, la cucina, i trasporti e ci regalano una panoramica anche sulla meccanizzazione agricola e i mestieri ambulanti.
Non solo un Museo agricolo, ma anche Museo delle Tradizioni e dei Costumi del passato rurale ferrarese, punto d’incontro culturale tra generazioni diverse.
Sono previste visite guidate per le scuole e laboratori didattici dedicati ai sapori della tradizione.
Curiosità: si tratta dell’unico caso in Emilia Romagna con all’interno un teatro d’animazione grazie ai burattinai Ettore Forni e Pompeo Gandolfi.
Museo Delle Valli
Dove: Campotto, fraz. di Argenta
Perché: è un museo storico naturalistico che descrive le tradizioni e la natura di questo territorio.
Il percorso proposto presenta i quattro habitat che caratterizzano il paesaggio (il lamineto, il canneto, il bosco igrofilo e il prato umido), offrendo al visitatore uno spaccato del territorio vallivo e della fauna che lo abita.
Tra le principali attività legate al territorio quella dell’impagliatore di sedia, mestiere molto importante in passato.
Curiosità: il museo è ospitato all’interno del Casino di Campotto, uno splendido edificio del ‘700 adibito a scopi agricoli e successivamente a casa di caccia, recuperato in maniera fedele all’aspetto originale.
Museo della Bonifica
Dove: Argenta
Perché: situato all’interno di uno stabilimento idrovoro ancora attivo, il Museo della Bonifica racconta la storia millenaria del rapporto tra Uomo e Acqua.
Nell’impianto idrovoro di Saiarino, splendido edificio in stile liberty, vi è il cuore del grande sistema di bonifica di destra Reno, che garantisce ancora oggi sicurezza idraulica ai territori della bassa pianura bolognese.
Da sempre le bonifiche hanno inciso in modo determinante nell’evoluzione di questo territorio. Visitando il museo si possono comprendere gli enormi sacrifici patiti dalla popolazione e le macchine utilizzate negli anni duri della grande bonifica dei territori compresi tra i fiumi Reno e Sillaro, che hanno lasciato in eredità una immensa rete di canali distinti in acque alte e basse, idrovore e casse di espansione.
Una passeggiata archeologica tra il passato e il presente vista la presenza di macchinari ormai in disuso e un limnigrafo che ancora oggi misura il livello delle acque a monte e a valle dell’impianto.
Curiosità: la sala delle pompe è un vero e proprio monumento di archeologia industriale: un edificio decorato all’interno e all’esterno in stile liberty con fregi e motivi geometrici, arredato con balaustre e lampade in ferro battuto.
Musei del mondo rurale del ravennate
Ecomuseo della Civiltà Palustre
Dove: Villanova di Bagnacavallo
Perché: un originale museo che racconta la lavorazione delle erbe palustri e i manufatti che ne derivano.
Nasce per non disperdere l’antica sapienza che ha permesso alla popolazione locale di sostenersi con un’attività in armonia con la zone umide di cui era disseminato il territorio fino a fine Ottocento.
L’ambiente circostante, ostile, è diventato un’opportunità e viene valorizzato dagli abitanti del luogo con un’arte che, intrecciando e tramando le erbe di valle con le sole mani o con l’ausilio di rudimentali attrezzi, costruisce oggetti. Dalle ceste alle gabbie per i fiaschi, dalle scarpe e ciabatte a borse e cappelli.
Un tuffo del passato, poi, quando si accede alla casa-laboratorio. Qui si tengono le dimostrazioni pratiche di lavorazione delle erbe palustri da parte degli ultimi detentori del bagaglio delle antiche tecniche di intreccio. Un lavoro fatto di passione ma anche di fatica.
Nell’area ristoro sono promossi anche i tanti prodotti tipici locali tra cui la gustosa Saba.
Curiosità: la sezione all’aperto, l’Etnoparco, presenta le tipiche capanne in canna palustre, un tempo diffuse sull’intero territorio ravennate.
Musei del mondo rurale del forlivese
Museo Etnografico Romagnolo “Benedetto Pergoli”
Dove: Forlì
Perché: è tra i più antichi musei italiani nel campo della cultura materiale.
Le origini del museo risalgono alle Esposizioni Romagnole Riunite allestite a Forlì nel 1921, in occasione della quale fu realizzata la Mostra Etnografica Romagnola, che costituì di fatto il primo nucleo del museo, inaugurato ufficialmente nell’aprile 1922.
Incentrato inizialmente sui settori artigianali tradizionali (ebanisteria, ceramica, tele stampate) e sui vecchi mestieri, nel dopoguerra si sviluppa con un’ampia collezione di oggetti legati agli usi ed al lavoro dei contadini, compresi macchine e attrezzi agricoli di grandi dimensioni.
Girovagare tra gli ambienti ricreati della tipica casa contadina, dell’osteria romagnola e della cantina arredati con mobili del ‘600, ‘700 e ‘800 vi farà assaporare quell’atmosfera contadina, tanto povera quanto legata ai valori più veri. Suggestiva anche la ricostruzione delle antiche botteghe artigiane: lo stampatore di tessuti a ruggine, il vasaio, il fabbro, il liutaio, il ciabattino.
Curiosità: tra le collezioni, singolare quella delle caveje, simbolo per eccellenza della Romagna, il cui termine proviene dalla tradizione contadina e indica lo strumento con funzione di perno per bloccare il giogo composto da un’asta d’acciaio saldata ad un’estremità superiore (“pagella”) decorata con anelli e immagini allegoriche, tra cui il più diffuso è il gallo.
Museo della Marineria
Dove: Cesenatico
Perché: unico museo in Italia (e tra i pochissimi nel mondo) dedicato alla storia e all’etnografia marittima.
Nel borgo marinaro di Cesenatico c’è un museo molto speciale che ogni giorno si impegna a tramandare le consuetudini della popolazione locale che, per vivere, andava per mare.
Per scoprire la dignità e i frutti del loro lavoro, duro e faticoso che manda avanti le famiglie e le città, sono 3 le sezioni dedicate corredate anche di rari filmati d’epoca: a Terra con un percorso dedicato alla marineria tradizionale e alla carpenteria navale dell’Adriatico che ospita anche un trabaccolo e un bragozzo – le due imbarcazioni tipiche con le loro vele “al terzo”, Galleggiante con una decina di imbarcazioni in assetto di navigazione complete di vele che in estate vengono issate giornalmente e Navigante con tre barche mantenute operative per conservare anche il “patrimonio intangibile” delle antiche pratiche di navigazione.
Per completare questo viaggio nel mondo marinaro non ti resta che immergerti nel museo a cielo aperto tra il Porto Canale Leonardesco e il centro storico caratterizzato dai luoghi della conservazione e vendita del pesce e dalle case dei pescatori
Curiosità: le vele della sezione Galleggianti sono caratterizzate dai vivaci colori realizzati con terre e decorate con simboli che segnalavano l’appartenenza a differenti famiglie di pescatori.
Musei del mondo rurale del riminese
Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna
Dove: Santarcangelo di Romagna
Perché: Il MET – Museo degli usi e costumi della gente di Romagna ti condurrà alla scoperta dell’anima rurale delle solare Romagna.
Simboli, riti, società e arte: i molteplici aspetti che ti renderanno consapevole della storia, cultura e tradizioni, di questa gente, in particolare quella racchiusa tra l’Appennino e il litorale adriatico.
Tra le tante sezioni segnaliamo: E ti dirò chi sei dedicata alla famiglia e alla comunità, in cui l’identità popolare è raccontata attraverso ciò che si indossava e mangiava e come si parlava – il dialetto come lingua ufficiale; Tra trama e ordito dedicata alla filatura e tessitura di canapa, lino e cotone; A ferro e fuoco dedicata all’officina; Il Tegliaro dove ammirare una collezione di “testi”, teglie in terracotta in cui cuocere la piada romagnola.
Non sono da perdere nemmeno La via del grano, Con acqua e pietra, La paglia, La via del vino e i Trasporti rurali.
Curiosità: per gli appassionati segnaliamo un interessante approfondimento sui mulini, di cui oltre 160 censiti.
Museo Etnografico di Valliano
Dove: Montescudo
Perché: Il Museo etnografico di Valliano consente di soffermarti su un aspetto peculiare della struttura socio-economica dell’entroterra riminese: la casa rurale come centro del mondo contadino.
Un modo per conoscere mestieri, modi e usi della popolazione del luogo e l’organizzazione della vita rurale fondata sull’allevamento, sui prodotti della terra, sull’apicoltura e sulla viticoltura. A darvi il benvenuto un ulivo secolare di cultivar Correggiolo, un’antica varietà coltivata in Valconca.
Dagli oggetti per la coltivazione dell’ulivo a quelli per la produzione della terracotta con tanto di tornio in legno, dagli arnesi per la produzione del miele a quelli per la lavorazione delle carni.
E poi la cucina, cuore pulsante della casa, perché contemporaneamente luogo della cottura dei cibi, luogo di incontro e di scambio dei saperi, luogo delle attività domestiche di pertinenza femminile, senza dimenticare i più piccoli, con una piccola raccolta di giocattoli.
Curiosità: situato all’interno del Santuario di Valliano, dedicato a Maria Succurrente, propone anche una raccolta di ex-voto d’argento offerti dai fedeli “per grazia ricevuta”, da ammirare insieme agli affreschi del XV – XVI sec..
Dalla visita di questi musei ci arricchiamo di quella memoria contadina, che rispecchia e testimonia lo straordinario capitale culturale alla base della moderna agricoltura dell’Emilia-Romagna.
Come sempre vale l’indicazione, visto che si tratta di strutture talvolta gestite da privati o da associazioni di volontariato, di fare una telefonata prima della visita.
La rubrica Musei del Mondo Rurale è realizzata basandosi sull’elenco dei Musei riconosciuti dall’Assessorato agricoltura, caccia e pesca della regione Emilia-Romagna.
Autore
Celestina Paglia
Sangue siculo – abruzzese, nata e cresciuta a Firenze, emiliano romagnola di adozione. Montanara inside da sempre, da poco ha scoperto la sua passione anche per il mare…
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