In una terra come l’Emilia Romagna, conosciuta in tutto il mondo come la #FoodValley d’Italia, dopo i Musei del Cibo, non possiamo che raccontarvi i Musei del Gusto. Oggi siamo in Romagna, per un tour in 8 golose tappe.
Musei concepiti per chi vuole scoprire la cultura locale attraverso i suoi prodotti enogastronomici. Non semplici strutture museali, quindi, ma dei veri e propri luoghi dinamici capaci di animare il territorio in un connubio perfetto tra tradizione e innovazione.
Ferrara
Museo del Pane “Il Mulino sul Po”
Sulla sponda destra del grande fiume Po sorge Ro, un antico borgo di origini estense, che ospita al suo interno Il Mulino sul Po, un museo nato per diffondere la cultura del tipico pane di Ferrara.
Grazie alla fedele ricostruzione di un mulino ad acqua, grande attenzione viene data alla tecnica tradizionale della macinatura del grano, un tempo produttrice di una farina altamente proteica che preservava le genti da gravi problemi, come quelli della pellagra fortemente diffusa in tutta quest’area.
Durante la visita è possibile assistere a una dimostrazione pratica del funzionamento del mulino, oltre a degustare piatti tipici locali accompagnati da una coppia ferrarese IGP e acquistare prodotti biologici rigorosamente a Km zero.
Museo dell’Anguilla – Manifattura dei Marinati
Nel Parco del Delta del Po, e precisamente a Comacchio , una vecchia struttura per la marinatura dell’anguilla è diventata un museo dedicato al profondo legame tra gli abitanti locali e i prodotti delle proprie acque.
Il percorso espositivo offre una panoramica sull’intero ciclo della lavorazione dell’anguilla: la Sala dei Fuochi con dodici camini in cui avviene ancora oggi la lavorazione dell’Anguilla marinata delle valli di Comacchio, Presidio Slow Food; la Calata dove un tempo approdavano le barche colme di pesci destinati alla marinatura e la Sala degli Aceti, conservata nel suo stato originario con i tini e le botti.
Luogo affascinante dagli odori antichi con punto informativo e vendita di prodotti tipici.
Ravenna
Museo della Frutticoltura A. Bonvicini
A Massa Lombarda, nell’entroterra ravennate, una vecchia casa colonica denominata “Ca’ Rossa”, ristrutturata seguendo le origini agricole, ospita un museo dedicato alla frutta. Dalla fine dell’Ottocento alla metà del Novecento Massa Lombarda è stata difatti la capitale europea indiscussa di pesche, mele e pere.
Oggetti e ritratti conservati al suo interno ripercorrono questo periodo significativo: si racconta il passaggio dalla mezzadria alla cooperativa, il ruolo della donna diventata lavoratrice, l’istituzione della Cattedra ambulante di Agricoltura. In mostra anche le prime macchine selezionatrici e i materiali promozionali d’epoca, simboli della moderna frutticoltura specializzata, ma anche prodotti più raffinati come conserve e succhi di frutta. Visitabile solo su appuntamento.
Giardino delle Erbe
Sulle colline faentine, a Casola Valsenio, c’è un luogo dedicato alle piante officinali che offre un percorso suggestivo e originale. Tra laboratori e terrazze coltivate, il Giardino delle Erbe spiega e racconta come queste piante vengano utilizzate nella medicina, nella cosmesi e nella cucina.
Il percorso è organizzato in tre aree: un giardino a gradoni tematici, il museo vero e proprio con funzione educativa (laboratorio, locali per l’essiccazione e la conservazione delle erbe) e un’olfattoteca dove poter annusare, all’interno di otto cabine, estratti di altrettante erbe officinali qui riprodotte.
La particolare conformazione geografica e ambientale e l’esposizione dei versanti di Casola Valsenio regalano durante tutto l’anno uno spettacolo incantevole in un continuo tramutarsi di colori e profumi.
Si consiglia la visita in occasione di eventi particolari come “Erbeinfiore”, “Festa dei Frutti Dimenticati” e “Giornata della Lavanda”.
Museo all’aperto dell’Olio di Brisighella
Situato sulle colline del borgo di Brisighella, il museo dedicato all’Olio di Brisighella DOP fa luce su questa preziosa produzione, dalla cura fino alla vendita finale.
Un percorso all’aperto che conta sette soste segnalate da nicchie informative, compresi i “casotti”, piccoli fabbricati adibiti a servizio del coltivatore e un incontro ravvicinato con le piante fino al Frantoio sociale.
Nella stagione della raccolta (novembre) è facile assistere alla brucatura, la tradizionale tecnica operata manualmente.
Museo del Sale di Cervia
L’oro bianco, bene tradizionale della storia cervese di cui si sta riscoprendo l’uso alimentare, oggi si può conoscere visitando un magazzino e una grande salina.
La sua produzione ha creato un connubio indissolubile con questo territorio che ancora oggi produce il famoso sale dolce, Presidio Slow Food. Volendo è possibile anche assistere all’estrazione meccanica al Parco della Salina di Cervia e manuale nella Salina Camillone, sezione all’aperto del museo.
Nell’itinerario museale le postazioni multimediali spiegano la chimica e la fisica del sale, l’estrazione del minerale e il governo delle acque, mentre la sala finale raccoglie immagini, testi e soprattutto gli elementi reali della vita dei salinari.
Un’occasione imperdibile è la storica “Rimessa del sale“, rievocazione storica nell’ambito della festa “Sapore di Sale” che ricorda il momento conclusivo del processo di produzione del sale, quando veniva stivato nei magazzini.
Forlì-Cesena
Casa Artusi
A Forlimpopoli, in uno splendido complesso rivivono gli insegnamenti, sempre attuali, dell’illustre concittadino Pellegrino Artusi, padre della cucina italiana.
Casa Artusi è il primo “museo vivo” dedicato alla cucina domestica italiana, aperto a tutti (cuochi, dilettanti, gastronomi, buongustai, bambini) purché mossi dall’amore di indossare un grembiule, sedersi a tavola e starci bene.
Ogni visitatore può crearsi il proprio menù di visita scegliendo un percorso legato al cibo con tappe alla scuola di cucina, la biblioteca personale di Pellegrino, il ristorante artusiano, la biblioteca civica e quella artusiana e le sale di degustazione vini.
Quale migliore occasione se non la Festa Artusiana per sperimentare le ricette de La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, il suo libro che tratta di una cucina semplice e legata al territorio con ricerca di materie prime di qualità e rispetto dell’ambiente?
Museo del Formaggio di Fossa “Fossa Pellegrini”
È nelle terre malatestiane, a Sogliano al Rubicone, entroterra romagnolo, che un museo fa rivivere storia e tradizione di un prodotto dalla particolarissima lavorazione ancora secondo i metodi di una volta.
Lo scrigno che raccoglie le tradizioni del famoso Formaggio di Fossa di Sogliano al Rubicone DOP è l’azienda Fossa Pellegrini che sorge dove un tempo sorgevano le alte mure del castello malatestiano di Sogliano, di cui oggi rimangono solamente alcuni ruderi.
La visita al museo, che conserva fosse risalenti al 1200 e al 1400, è soprattutto un’esperienza olfattiva. L’usanza vuole che i primi di agosto si portino a maturare i propri formaggi nella fossa, dopo l’immancabile rito della preparazione della fossa e la sua chiusura con tavole di legno e sabbia per essere riaperta quasi tre mesi più tardi (a novembre, per S.Caterina).
L’occasione migliore per apprezzare il sapore e la fragranza unica di questo prelibatezza è senza dubbio la “Sagra del Formaggio di Fossa di Sogliano al Rubicone”.
Dalla visita di questi musei esce l’immagine di un patrimonio eno-gastronomico capillarmente diffuso nel territorio, che rispecchia e testimonia la straordinaria ricchezza culinaria dell’Emilia-Romagna.
Come sempre vale l’indicazione, visto che si tratta di strutture talvolta gestiste da privati o da associazioni di volontariato, di fare una telefonata prima della visita.
La rubrica Musei del Gusto è realizzata basandosi sull’elenco dei Musei riconosciuti dall’Assessorato agricoltura, caccia e pesca della regione Emilia-Romagna.
Autore
Celestina Paglia
Sangue siculo – abruzzese, nata e cresciuta a Firenze, emiliano romagnola di adozione. Montanara inside da sempre, da poco ha scoperto la sua passione anche per il mare…
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P.M.B.
Splendido, ma la provincia di Ferrara è Emilia, non Romagna. Ci si augurerebbe che un sito del genere lo sapesse.
Celestina Paglia
Buongiorno Paola Maria e grazie per il tuo commento.
La legge regionale sul turismo LR 4/2016, che ha sostituito la precedente LR 7/98, ha istituito 3 Destinazioni Turistiche regionali: Destinazione Turistica Emilia (comprendente i territori di Piacenza, Parma e Reggio Emilia), Destinazione Turistica Bologna-Modena e Destinazione Turistica Romagna (comprendente i territori di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini). Questo il motivo per cui abbiamo iniziato a pubblicare blogpost suddivisi per destinazione.
Siamo ben consapevoli che non tutta la popolazione regionale si riconosce in questa ripartizione, ma per promuovere il turismo non possiamo che rifarci a quella.
Grazie per l’attenzione con cui ci segui: speriamo di cuore che i nostri contenuti ti siano, comunque, utili.
Celestina – Staff #InEmiliaRomagna