L’entroterra riminese richiama subito alla mente paesaggi collinari affascinanti in cui campeggiano piccoli borghi come San Leo, Verucchio e Montefiore Conca, ma anche tanti itinerari nella natura da percorrere in bici o a piedi.
Non tutti sanno che questo territorio custodisce una storia antica legata alla presenza di due corsi d’acqua, il Marecchia e il Conca, le cui tracce sono giunte fino ai giorni nostri.
Stiamo parlando dei numerosi mulini che fino a non molti decenni fa sfruttavano la forza dell’acqua per produrre un alimento fondamentale, la farina, macinando il grano di una terra un tempo vocata in prevalenza all’agricoltura.
Questa storia è fatta di piccole comunità e di mugnai, custodi di saperi preziosi tramandati di generazione in generazione. Pensate che fino a qualche decennio fa in Valmarecchia esistevano ben 165 mulini, mentre in Val Conca ce n’erano 66.
Dei mulini che caratterizzavano il paesaggio fluviale, dalla foce alla sorgente, oggi rimangono solo alcune testimonianze. Se alcuni – molto pochi – sono rimasti in funzione, altri sono stati trasformati in ristoranti, strutture ricettive e musei.
I mulini della Valmarecchia
Considerata lo spartiacque naturale tra l’Italia settentrionale e quella centrale, la Valmarecchia si estende alle spalle di Rimini e raggiunge gli Appennini al confine con la Toscana. La valle segue l’andamento del suo corso principale, il Marecchia, che per secoli ha rappresentato una fonte di vita ed energia imprescindibile per gli abitanti della zona.
Come abbiamo accennato poco fa, i mulini della Valmarecchia erano davvero numerosi e sorgevano lungo l’intero corso del fiume. Per scoprirne la storia vi consigliamo di iniziare la visita dal Museo Mulino Sapignoli, un luogo dedicato all’arte molitoria tutt’oggi funzionante.
Al suo interno troverete varie sale espositive ricavate negli antichi locali del mulino – i depositi, le stalle e la sala macine – che testimoniano l’importanza della Valmarecchia per la nobile famiglia dei Malatesta, tanto da esser definita il granaio della signoria. Parte del museo è anche la Fossa Viserba, che un tempo alimentava il mulino.
Il Museo Mulino Sapignoli si trova a Poggio Berni, una frazione del comune di Poggio Torriana situata a circa venti chilometri da Rimini che si distingue per l’alto numero di mulini. Un documento risalente al 1588, infatti, documenta la presenza di ben 5 strutture: un numero decisamente elevato per un territorio così ristretto.
Oltre al Mulino Sapignoli, il sistema dei cinque mulini di Poggio Berni comprendeva anche
il Mulino delle Sore, oggi conosciuto come Mulino Moroni, opera idraulica risalente al Seicento e ancora funzionante, benché l’attività produttiva sia cessata attorno al 1955.
Entrando nel mulino potrete ammirare tre antiche macine, oltre a documenti e materiali vari relativi all’arte molitoria e al ciclo del grano.
I mulini non affollavano soltanto il fiume Marecchia, ma anche un suo affluente, il Torrente San Marino. Questo piccolo corso d’acqua che attraversa il territorio dell’omonima Repubblica accoglieva sei mulini, oggi quasi tutti in stato di abbandono, che si passavano l’acqua l’un l’altro.
I mulini della Val Conca
Anche la valle del fiume Conca mostra ancora le tracce di un fiorente passato molitorio. In questo territorio di confine in cui la provincia di Rimini incontra quella di Pesaro-Urbino, esistevano un tempo 66 mulini che servivano i tanti borghi diffusi nell’entroterra tra Riccione e Cattolica.
I mulini della Val Conca venivano alimentati dalle cosiddette fosse, canali artificiali che scorrevano paralleli al fiume e che venivano utilizzati anche per irrigare i campi. Oggi abbandonati o convertiti in abitazioni e ristoranti, un tempo i mulini erano oggetto di leggende popolari che li vedevano abitati da folletti. Si narra infatti che di notte, mentre i mugnai dormivano, i folletti azionassero le macine e producessero farina per sé e per le fate.
Come la Valmarecchia, anche la Val Conca è disseminata di mulini di origine antica. Alcuni vennero fatti costruire dagli stessi Malatesta, come il Mulino Rossi a Santa Maria Maddalena e il quattrocentesco Mulino dei Malatesta, dotato di due fosse.
A San Clemente, nei pressi di Morciano, si trovano poi il Mulino Casarola, un edificio risalente al 1726 formato da mulino, segheria e abitazione, il Mulino Trado, attualmente adibito ad abitazione privata, e il Mulino Vigoli, ancora in attività, dotato di un ricovero per gli animali e di un deposito per gli attrezzi e per i legnami della segheria.
Tornando verso la costa, uno dei mulini più vicini al mare è il Mulino Calce, in attività fino agli anni ‘60 e ora trasformato in ristorante, circondato da un piccolo parco decorato con siepi, aiuole e fontane.
Autore
Maria Grazia Masotti
Eterna sognatrice con i piedi per terra. Cresciuta in campagna e amante delle grandi città. È sempre pronta per un viaggio, purché sia sostenibile.
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