Arte e CulturaArte e Cultura

Il mistero delle ossa di Dante Alighieri

di /// Gennaio 26, 2022
Tempo stimato di lettura: 3 minuti

SHARE

SHARE

Come in molti sanno le spoglie del Padre della Letteratura Italiana Dante Alighieri si trovano a Ravenna in un tempietto costruito alla fine del ‘700.

Siamo nel centro storico dell’antica capitale bizantina, davanti a una piccola struttura in stile neoclassico che ogni giorno vede frotte di turisti provenienti da ogni parte del mondo fermarsi ad omaggiare il Sommo Poeta.

Tomba di Dante (Ravenna)

Tomba di Dante (Ravenna) | Foto © Giacomo Banchelli, Archivio Fotografico Comune di Ravenna

Tutta l’area in realtà è legata al ricordo di Dante e nell’immediato circondario sono diverse le testimonianze che ricordano il suo soggiorno in città.

La “Zona del Silenzio” – così come è chiamata quest’area – accoglie infatti gli Antichi Chiostri Francescani, la Basilica di San Francesco, il Quadrarco di Braccioforte, il Museo Dantesco e altri segni lasciati dal tempo e dalla memoria.

C’è però un mistero che aleggia attorno alle spoglie della padre della Letteratura Italiana.

Una strana storia che non sono in molti a conoscere che ha lasciato, per più di due secoli, molte domande senza risposta.

Ma facciamo un passo indietro.
Il 14 settembre del 1321 Dante moriva a Ravenna, probabilmente a seguito di un attacco di malaria contratta di ritorno da una missione diplomatica svolta a Venezia.

I funerali solenni furono tenuti dell’adiacente Basilica di San Francesco, a cui il poeta era molto legato, e il suo corpo collocato in un sarcofago marmoreo posto all’esterno della chiesa, accanto alle mura del convento dei Francescani.

Basilica di San Francesco, Ravenna

Basilica di San Francesco, Ravenna | Foto © Archivio Fotografico Comune di Ravenna

Per quasi due secoli la situazione rimase immutata. A dire il vero Firenze cercò a più riprese di riprendersi le spoglie del nobile concittadino ma ogni tentativo si rilevò con un nulla di fatto: la prima volta accadde settantacinque anni dopo la morte di Dante; in seguito nel 1428 e nel 1476.

C’erano quasi riusciti nel 1519 ma qualcosa andò storto. L’allora papa Leone X, fiorentino di nascita (suo padre era Lorenzo il Magnifico), aveva autorizzato le richieste dell’Accademia Medicea di trasferire le ossa di Dante a Firenze. Tra i firmatari c’era anche Michelangelo che si era addirittura candidato per realizzare un monumento funebre all’altezza del Sommo Poeta.

Tutto ormai sembrava scritto e Ravenna non poteva opporsi al volere del papa, essendo ormai passata tra i suoi possedimenti. Quando però i delegati si trovarono ad aprire il sarcofago, delle ossa di Dante non si trovò alcuna traccia: la tomba era praticamente vuota!

Chi aveva trafugato le ossa del grande poeta? Chi aveva notte tempo intrapreso quell’inaccettabile furto?

Nonostante le indagini e le mille congetture per ben due secoli il mistero rimase insoluto e le spoglie ormai date per disperse.

La verità venne in luce solo più tardi nel 1865 quando, nell’abbattere un tratto di muro nei pressi della cappella di Braccioforte, fu trovata una cassetta di legno, apparentemente anonima, che riportava la scritta “Dantis ossa (…)” (oggi la cassetta è conservata all’interno del museo Dantesco).

A quanto pare i frati, ai tempi della delegazione pontificia del 1519, per evitare che le spoglie del poeta fossero portate via da Ravenna, avevano praticato furtivamente un foro nella tomba e sottratto gran parte dei resti. Questi rimasero celati all’interno del convento e custoditi gelosamente.

Tomba di Dante (Ravenna)

Tomba di Dante (Ravenna) | Foto © Giacomo Banchelli, Archivio Fotografico Comune di Ravenna

Nel 1780-1781, in occasione della costruzione dell’attuale tomba, furono nuovamente ricollocate nell’urna originaria ma vi rimasero ben poco. Nel 1810, infatti, a causa delle leggi napoleoniche, i frati furono costretti a lasciare il convento, ma prima si premurarono di nascondere la cassetta con le ossa in una porta murata del Quadrarco di Braccioforte.
Li rimase fino al 1865 quando fu casualmente ritrovata.

In quell’occasione la salma fu ricomposta, esposta al pubblico in un’urna di cristallo per qualche mese, quindi ritumulata all’interno del tempietto che oggi conosciamo.

Da allora, a parte dei piccoli trasferimenti avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale per evitare possibili distruzioni, le spoglie del Sommo Poeta non hanno subito più alcun spostamento, mettendo così la parola fine a una roccambolesca vicenda che per secoli ha pervaso di mistero le ossa del grande Poeta.

Autore

Davide Marino

Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi

Potrebbe interessarti

Questo articolo ha 3 commenti

  • Neva

    Ho letto questo articolo in un pomeriggio di vacanza, nei lidi ravennati. Stavo per mettere un semplice Like, poi mi sono fermata. Ho pensato a quanto lavoro, quanta preparazione e dedizione ci sono, dentro a questo articolo. Purtroppo la mia passione per la letteratura non ha trovato spazio nel mio percorso di vita. Lo studio della Divina Commedia è un ricordo di tempi lontani e Ravenna la città del cuore. Ma questo articolo ha riacceso la mia curiosità e la voglia di sognare. Grazie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *