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Bologna: alla Fondazione MAST sono in mostra fino al 1° maggio i progetti finalisti del MAST Photography Grant on Industry and Work / 2023, concorso fotografico su industria e lavoro dedicato ai talenti emergenti, chiamati a osservare i mutamenti di un mondo rapida trasformazione.
Vincitore di questa settima edizione è Hicham Gardaf con In Praise of Slowness.
Lebohang Kganye, che ha ricevuto la menzione speciale della Giuria per Keep the Light Faithfully, Farah Al Qasimia con Dearborn, Maria Mavropoulou con In their own image, in the image of God they created them e Salvatore Vitale con Death by GPS sono gli altri finalisti.
In un mondo in cui società e forme del lavoro sono in vorticoso cambiamento (come mai avvenuto nei precedenti 250 anni con le varie rivoluzioni industriali), è indispensabile provare ad approfondire modi e cause di questa incessante trasformazione. Ad esempio, con l’osservazione da prospettive diverse, effettuata mediante la fotografia.
È quanto avviene negli spazi espositivi del MAST, dove le immagini dei finalisti dell’edizione 2023 (così come quelle dei finalisti delle precedenti edizioni) raccontano di un mondo di flussi, interconnesso: se per la prima rivoluzione industriale fu fondamentale la forza dell’acqua e del vapore, nell’attuale fase, detta “Work 4.0”, sono i dati e le informazioni a sostenere il mutamento delle realtà lavorative di oggi.
Specchio di una trasformazione
Le radicali trasformazioni in atto sono declinate in modo differente dagli autori in mostra. Così Farah Al Qasimi punta l’obiettivo sull’ampia comunità araba di Dearborn, nello stato del Michigan (USA), sede storica della Ford Motor Company, cittadina che è espressione di due culture, quella araba e quella statunitense.
Hicham Gardaf, elogiando la lentezza, rappresenta il contrasto tra la parte in espansione della città di Tangeri e il suo centro antico, ricco di fascino e di suoni, incluse le voci dei venditori di candeggina (un lavoro tradizionale, ma a rischio di scomparsa).
Salvatore Vitale indaga il legame tra la gig economy e l’attività mineraria nella regione del Gauteng, in Sudafrica, accostando fotografie documentarie di eventi reali e riprese video di sabotaggi inscenati, per una riflessione sullo sfruttamento dei gig workers nel tardo capitalismo,
Maria Mavropoulou opera con l’intelligenza artificiale. Con un software di conversione text-to-image ottiene una molteplicità di immagini, tra le quali effettua una scelta (l’atto creativo) per poi realizzare, con un complesso montaggio grandi immagini, alla cui costruzione è chiamato a partecipare anche chi guarda. La domanda d’obbligo è comunque se l’intelligenza artificiale in futuro sarà in grado di realizzare un’opera d’arte in autonomia.
Lebohang Kganye, infine, evoca, tra fantasia, realtà, narrazione la vita delle guardiane dei fari in Sudafrica, presentate come in una sorta di teatro delle ombre cinesi in cui a movimentare la scena sono personaggi fotografati, la cui sagoma viene ritagliata e posta su un palcoscenico suggestivo, tanto realistico quanto immaginario.
Una multiforme visione del mondo
Accanto ai progetti degli attuali finalisti, gli spazi di Fondazione MAST ospitano anche quelli dei ventiquattro finalisti delle edizioni precedenti (la prima è del 2008), che suggeriscono una visione puntuale e globale al tempo stesso, comunque approfondita, che consente di scoprire anche tematiche geograficamente lontane, ma interconnesse alla nostra realtà di lavoro e anch’esse in rapidissima trasformazione.
La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato dalla Fondazione MAST
MAST PHOTOGRAPHY GRANT ON INDUSTRY AND WORK / 2023
25 gennaio – 1° maggio 2023
FONDAZIONE MAST
via Speranza 42, Bologna
www.mastphotogrant.com
www.mast.org
Ingresso gratuito
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