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I luoghi più insoliti creati dalla natura in Emilia-Romagna

di /// Gennaio 23, 2024
Tempo stimato di lettura: 6 minuti

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Di luoghi insoliti da visitare in Emilia-Romagna ce ne sono tanti, nati dall’estro e dalla fantasia dei suoi creatori. Oggi però lasciamo da parte l’opera dell’uomo per concentrarci sulle meraviglie della natura, angoli sorprendenti della nostra regione che spesso narrano una storia millenaria tutta da scoprire.

Se amate la vita all’aria aperta e cercate un’esperienza fuori dagli schemi, siete nel posto giusto: ecco 10
idee per una gita fuori porta nei posti insoliti dell’Emilia-Romagna creati da madre natura.

Pietra Parcellara (Piacenza)

Bobbio (PR), Pietra Parcellara | Credit: Bertolini via geo.regione.emilia-romagna.it
Bobbio (PR), Pietra Parcellara | Credit: Bertolini via geo.regione.emilia-romagna.it

Esplorando l’area appenninica nei pressi di Piacenza potreste imbattervi in una cima singolare, che spicca sul paesaggio circostante per via della sua forma mutevole e del colore scuro della roccia.

Stiamo parlando della Pietra Parcellara, una vetta che si erge tra i comuni di Bobbio e Travo, nella Val Trebbia, e che insieme alla vicina Pietra Perduca rappresenta uno dei geositi di rilevanza regionale dell’Emilia-Romagna.

Nota come il “Cervino della Val Trebbia” per la sua punta acuminata, questa pietra solitaria – un massiccio di serpentino nero detta ofiolite – è in realtà molto più bassa della parente alpina, poiché si attesta sugli 836 metri s.l.m. Il panorama che si gode salendo sulla sua cima, però, vale la pena di essere ammirato: una volta raggiunta la sommità il vostro sguardo potrà spaziare a 360° tra la valle della Dorba, la Val Trebbia e la Val Perino.

Salti del Diavolo (Parma)

Cassio Parmense (PR), Salti del Diavolo | ph. Archivio Servizio Geologico Regione Emilia-Romagna
Cassio Parmense (PR), Salti del Diavolo | Credit: Archivio Servizio Geologico Regione Emilia-Romagna

Situati nei pressi di Chiastre di Ravarano e Cassio Parmense, nell’Alta Val Baganza, i Salti del Diavolo ci ricordano che là dove oggi si ergono le montagne, un tempo c’era il mare.

Questi affioramenti rocciosi risalgono all’epoca del Cretaceo – circa 80 milioni di anni fa – quando la valle era completamente sommersa dall’acqua e gli ambienti sottomarini erano talvolta soggetti a frane.

I Salti del Diavolo rappresentano una testimonianza tangibile di questi fenomeni franosi, sopravvissuta al passare dei secoli.

Se dal punto di vista geologico possiamo definirli un conglomerato di rocce diverse (graniti, porfidi, calcari e molte altre) in forma di guglie e picchi, il loro aspetto così particolare ha stimolato nel tempo la fantasia dei suoi osservatori, tanto da dar vita a una leggenda.

Il loro nome deriverebbe infatti da un episodio avvenuto nel Medioevo: per difendersi dalle tentazioni del demonio, un eremita della zona ebbe l’idea di mostrargli un crocifisso, inducendolo così alla fuga. Secondo la credenza popolare, i Salti sarebbero perciò proprio le orme lasciate dal diavolo durante la sua frettolosa ritirata.

Per ammirare i Salti del Diavolo da vicino potete imboccare un sentiero chiamato “La Via degli Scalpellini”, che da Cassio porta a Chiastre in circa due ore di cammino.

Pietra di Bismantova (Reggio Emilia)

Castelnovo ne' Monti (RE), Pietra Bismantova
Castelnovo ne’ Monti (RE), Pietra Bismantova | Credit: Pinosub

La Pietra di Bismantova è un luogo iconico dell’Appennino Reggiano, che affiora quasi all’improvviso dalla piana circostante con il suo caratteristico profilo a forma di nave.

Alla vista di questo spettacolo della natura, lo stesso Dante Alighieri rimase affascinato al punto da citarlo nella Divina Commedia e prenderlo ad esempio per la sua rappresentazione del monte Purgatorio.

Come i Salti del Diavolo, anche la Pietra è una formazione di origine marina, risalente però a un’epoca più recente (15 milioni di anni fa).

I geologi la definiscono un grande esempio di erosione residuale, formata da un particolare tipo di arenaria che prende il nome di calcarenite; agli occhi dei visitatori appare invece come una gigantesca montagna dalle pareti scoscese coronata da un altipiano, perfetta per un’escursione a contatto con la natura.

Lunga un chilometro, la Pietra di Bismantova è alta 300 metri rispetto al comune limitrofo di Castelnovo ne’ Monti.

Per raggiungere la sua sommità e godere appieno del panorama a perdita d’occhio su Appennino e pianura basterà imboccare il sentiero CAI 697, che parte dal parcheggio ai piedi della Pietra e raggiunge la cima in circa mezz’ora di cammino.

Da non perdere sul percorso anche il piccolo eremo incastonato nella roccia.

Gessi Triassici (Reggio Emilia)

Castelnovo ne' Monti (RE), Gessi Triassici | Credit: Archivio Servizio Geologico Regione Emilia-Romagna
Castelnovo ne’ Monti (RE), Gessi Triassici | Credit: Archivio Servizio Geologico Regione Emilia-Romagna

Rimaniamo nei pressi della Pietra di Bismantova per scoprire un’altra meraviglia della natura formatasi ben 200 milioni di anni fa. I Gessi Triassici, chiamati anche Evaporiti, sono la formazione carsica più antica dell’Appennino. Ma rappresentano anche un luogo di grande interesse geologico e paesaggistico, tale da meritarsi il titolo di Patrimonio dell’Umanità Unesco, assegnato nel 2023.

Situati tra i comuni di Castelnovo ne’ Monti e Villa Minozzo, nell’Appennino reggiano, i Gessi si estendono su un’area di circa 10 chilometri che segue l’andamento della valle del fiume Secchia. Ed è proprio lo scorrere dell’acqua ad aver plasmato la roccia nel corso del tempo, creando i caratteristici crinali ripidi dal colore chiaro.

Tipici di queste antiche formazioni sono poi le grotte sotterranee, mentre in superficie non è raro imbattersi nel fenomeno delle doline. Per immergersi appieno nell’atmosfera dei Gessi è possibile percorrere il Sentiero CAI dei Gessi Triassici.

Riserva Naturale delle Salse di Nirano (Modena)

Fiorano Modenese (MO), Salse di Nirano | Ph. fioranoturismo.it
Fiorano Modenese (MO), Salse di Nirano | Credit: fioranoturismo.it

E se vi dicessimo che tra i luoghi più insoliti dell’Emilia-Romagna ci sono anche dei vulcani? Pur essendo piuttosto simili nell’aspetto, in realtà non si tratta di veri e propri vulcani.

La Riserva Naturale delle Salse di Nirano, nel comune di Fiorano Modenese, è caratterizzata infatti da formazioni coniche di colore grigio, sulle quali si aprono piccoli crateri.

Si tratta di cumuli di acque melmose e fanghi che hanno la peculiarità di essere freddi e salati – da qui il nome di salse – e che si originano dalla risalita in superficie di gas e acqua marina provenienti da depositi sotterranei.

Noti sin dall’antichità, i cosiddetti “vulcani di fango” sono attivi ancora oggi: chi desidera esplorare questo ambiente dai tratti quasi lunari potrà ammirarne da vicino le caratteristiche colate di acqua fangosa.

Per visitare la Riserva delle Salse di Nirano consigliamo di percorrere il Giro delle Salse, un itinerario di circa due ore che segue il perimetro delle Salse e consente di osservare sia i “vulcani” che l’incantevole paesaggio circostante.

Sassi di Roccamalatina (Modena)

Guiglia (MO), Sassi di Roccamalatina | Credit: Archivio Ente Parchi Emilia Centrale
Guiglia (MO), Sassi di Roccamalatina | Credit: Archivio Ente Parchi Emilia Centrale

Non solo vulcani. A Roccamalatina, una frazione di Guiglia situata a una trentina di chilometri dalle Salse di Nirano, si trova un altro luogo insolito meritevole di una visita. Per avvistarlo è sufficiente distogliere lo sguardo dalle dolci colline circostanti e soffermarsi sugli impressionanti speroni di roccia che si ergono nel bel mezzo del paesaggio appenninico, zona di nidificazione del falco pellegrino e di altri rapaci.

I Sassi di Roccamalatina sono torrioni di arenaria alti più di 70 metri e sedimentati circa 25 milioni di anni fa, oggi compresi all’interno dell’omonimo parco regionale. Come abbiamo visto in precedenza per altri luoghi insoliti dell’Emilia-Romagna, anche in questo caso è possibile osservare le formazioni rocciose da vicino grazie alla vasta rete di sentieri presente nell’area protetta, da percorrere a piedi, in bici e anche a cavallo.

Chi desidera ammirarle da lontano, invece, può dirigersi verso l’abitato di Rocca di Sopra, che offre uno splendido colpo d’occhio sui pinnacoli dei Sassi.

Grotte di Labante (Bologna)

Castel d'Aiano (BO), Grotte di Labante
Castel d’Aiano (BO), Grotte di Labante | Credit: Erica Lomaestro via Shutterstock

Situate a Castel d’Aiano, le Grotte di Labante sono celebri per essere le più grandi grotte primarie nei travertini d’Italia.

Una definizione che può suonare criptica ai non addetti ai lavori, ma che in realtà si riferisce semplicemente alla natura delle rocce che la compongono – il travertino, ricco di carbonato di calcio, nato per sedimentazione – e alle sue dimensioni – 54 metri di lunghezza, quando solitamente le grotte primarie non superano i 4-5 metri.

Al di là della loro peculiarità geologica, le Grotte di Labante stupiscono i visitatori per il loro profilo davvero unico: se le osserviamo di lato potrebbero ricordare un trampolino di lancio, oppure una creatura dal lungo naso proteso verso il laghetto sottostante. Da qui cadono le acque provenienti dalla sorgente di San Cristoforo, formando una piccola ma suggestiva cascata.

Benché gli interni delle grotte non siano completamente accessibili, la zona offre molte possibilità per una gita nel verde, dal pic nic ai percorsi di trekking.

Grotte di Soprasasso (Bologna)

Vergato (BO), Grotte di Soprasasso | Ph. Archivio CAI Bologna, CC BY NC SA 3.0 (1)
Vergato (BO), Grotte di Soprasasso | Credit: Archivio CAI Bologna, CC BY NC SA 3.0

Rimaniamo in provincia di Bologna per visitare le Grotte di Soprasasso, non lontane da Riola di Vergato.

Tra i luoghi insoliti dell’Emilia-Romagna creati dalla natura, queste grotte sono forse in grado di stimolare maggiormente la fantasia di chi le visita.

Il merito va ai cosiddetti tafoni, cavità scavate nelle rocce di arenaria dagli agenti atmosferici, probabilmente l’acqua di condensazione e il vento.

Tale azione ha generato nel tempo scenari molto particolari, che richiamano alla mente immagini di vario tipo. C’è chi li paragona a formaggi come il gruviera e l’emmental, chi ad una spugna oppure al tessuto delle nostre ossa.

Le grotte, o per meglio dire le insenature che si aprono nello sperone di roccia, sono in realtà tre: oltre a quelle di Soprasasso, troviamo anche la Grotta Buia e la Grotta dei Piatti.

Il modo migliore per osservarle da vicino è seguire il sentiero ad anello con partenza da Cavalloro, vicino a Riola.

Vulcano sul Monte Busca (Forlì/Cesena)

Tredozio (FC), Fontana Ardente o Vulcano sul Monte Busca | Ph. Romagnaturismo.it, CC_BY_NC_SA 3.0
Tredozio (FC), Fontana Ardente o Vulcano sul Monte Busca | Credit: Romagnaturismo.it, CC_BY_NC_SA 3.0

Quando si parla di posti insoliti, anche la Romagna ha molto da offrire. A pochi minuti da Tredozio, un piccolo borgo in provincia di Forlì-Cesena, si trova il cosiddetto Vulcano sul Monte Busca, un fenomeno naturale molto curioso noto già nel Cinquecento.

Pur essendo conosciuto come il “vulcano più piccolo d’Italia”, anche in questo caso non si tratta di un vero e proprio cratere, bensì di una fontana ardente alimentata da idrocarburi gassosi (metano) provenienti dal sottosuolo, che si infiammano a contatto con l’ossigeno presente nell’aria.

Una fiamma perenne e molto suggestiva, soprattutto al tramonto, che sorge sulla sommità del monte a circa 740 metri di altitudine.

Per raggiungerla occorre lasciare l’auto nei pressi della cima e incamminarsi a piedi lungo un sentiero molto breve, che conduce direttamente al vulcano.

Marne di Verghereto (Forlì/Cesena)

Verghereto (FC), Marne di Verghereto | Ph. Adri08 via Wikimedia Commons, en.wikipedia.org/wiki/GNU_Free_Documentation_License
Verghereto (FC), Marne di Verghereto | Credit: Adri08 via Wikimedia Commons

Tra i luoghi insoliti dell’Emilia-Romagna non possiamo fare a meno di citare infine le Marne di Verghereto. Ci troviamo in un’area naturalistica incontaminata ai piedi del Monte Fumaiolo (circa 1400 metri s.l.m.), non lontano dal confine con la Toscana.

Ma cosa si intende per “marne”? Si tratta di rocce contenenti argilla e carbonato di calcio in proporzioni più o meno simili, che levigate dagli agenti atmosferici hanno dato origine ad incredibili calanchi dalle mille tonalità di grigio.

Chi giunge in questo luogo ha proprio la sensazione di trovarsi su un altro pianeta, ricco di affioramenti rocciosi, creste e profondi solchi che richiamano alla mente i crateri lunari.

Per vivere questa esperienza, lasciate l’auto presso il parcheggio delle Marne e incamminatevi per il sentiero ghiaioso che vi condurrà al cospetto di questa meraviglia della natura.

Autore

Maria Grazia Masotti

Eterna sognatrice con i piedi per terra. Cresciuta in campagna e amante delle grandi città. È sempre pronta per un viaggio, purché sia sostenibile.

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