Se diciamo Riviera Romagnola, cosa vi viene in mente?
Sono tante le sfaccettature che caratterizzano questo tratto di costa adriatica, come tante sono le località che si susseguono sul litorale da nord a sud.
L’immaginario che la Riviera Romagnola porta con sé affonda le radici nell’Ottocento, ma sarà il Novecento a decretarne ufficialmente il successo a livello internazionale.
Salpiamo dunque per un viaggio nella storia della Riviera Romagnola, dalla nascita dei primi stabilimenti balneari fino allo sviluppo del turismo di massa a partire dagli anni ‘50.
La Riviera Romagnola nell’800, tra bagni curativi e svago
Che aspetto aveva il litorale emiliano-romagnolo prima che diventasse la famosa Riviera che tutti conosciamo?
Un tempo le spiagge erano luoghi piuttosto selvaggi e poco frequentati. Un tratto caratteristico della costa era poi la presenza di rigogliose pinete che le separavano dai centri abitati, come quelle che ancora oggi possiamo ammirare lungo la costa di Ravenna.
Niente a che fare dunque con le spiagge affollate dei nostri giorni. Il motivo è semplice: agli inizi del XIX secolo il mare non aveva il significato che oggi gli attribuiamo, incentrato sul divertimento e il relax.
All’epoca attività come prendere il sole in spiaggia o fare un bel bagno rinfrescante semplicemente non venivano contemplate.
Ciò nonostante, questo secolo è stato fondamentale per la “scoperta” del mare così come lo intendiamo oggi.
Se fino ai primi dell’Ottocento l’idroterapia e la balneazione avvenivano soltanto in acque minerali termali, attorno agli anni ‘30 in Italia tali pratiche si trasferiscono in riva al mare, gettando così le basi per la nascita del futuro turismo balneare.
E qui emerge un’altra differenza sostanziale con la vita da spiaggia a noi familiare. A quell’epoca infatti le acque del mare erano utilizzate per scopi prettamente terapeutici, utili ad esempio nella prevenzione della scrofola, una patologia allora piuttosto diffusa.
Ma non sarà così ancora per molto.
Sarà Rimini a tracciare la rotta del cambiamento in Riviera, forte della sua posizione strategica sulla linea ferroviaria Bologna-Ancona inaugurata nel 1861.
Dopo lo scarso successo del primo stabilimento balneare fondato dai conti Baldini negli anni ‘40, nel 1873 apre il celeberrimo Kursaal.
Oltre all’omonimo, imponente edificio dotato di salone da ballo, sale da gioco, ristorante e bar, il progetto comprende anche uno stabilimento balneare e un ospizio per bambini affetti da scrofolosi, come quelli che sorgeranno in seguito tra Rimini e Riccione.
Un mix perfetto tra cure terapeutiche e svago, che apre la strada a un nuovo concetto di soggiorno al mare improntato al puro divertimento e ai piaceri della vita balneare.
Cinque anni dopo anche Cesenatico avrà il suo primo stabilimento, mentre Cervia dovrà attendere fino al 1882.
Le prime vacanze d’estate in Riviera
Siamo arrivati dunque agli inizi del ‘900, un secolo carico di mutamenti per il destino della Riviera Romagnola.
Dal punto di vista urbanistico, la costa inizia a popolarsi di villini in stile Liberty – circa 200 nel riminese a inizio secolo – e di stabilimenti balneari.
Gli alberghi non sono ancora numerosi in Riviera, benché proprio in questo periodo (1907) vengano inaugurati a Rimini sia il leggendario Grand Hotel che il Grand Hotel Hungaria, oggi non più esistente.
Si tratta di strutture indispensabili per attirare un tipo di turismo internazionale; in parallelo, Rimini si sta già imponendo sulla scena nazionale come centro turistico di rilievo.
Da sempre legata alla produzione del sale, anche l’antica cittadina di Cervia non è immune al fenomeno dei villini, che vivranno un momento di boom negli anni precedenti la prima guerra mondiale.
Nascerà così la nuova frazione di Milano Marittima, costruita per iniziativa di una ditta milanese su una vasta area incolta del litorale. La sua fortuna sarà legata proprio all’alta borghesia meneghina, che la sceglierà come sua residenza estiva.
Ma come sappiamo la Riviera Romagnola non si esaurisce con Cervia, Cesenatico e Rimini.
Se ancora non abbiamo accennato alla costa ravennate e ferrarese, non c’è da stupirsi. Molti dei lidi oggi presenti in quest’area settentrionale dell’Adriatico sorgeranno soltanto a partire dagli anni ‘50, epoca in cui si popoleranno di seconde case e, in misura minore, di piccoli alberghi.
Riguardo poi ai visitatori della Riviera, anche in questo caso assistiamo a un cambiamento significativo. Dopo la battuta d’arresto subita con la Grande Guerra, gli anni ‘20 e ‘30 del Novecento segnano il passaggio epocale da un tipo di villeggiatura elitario di stampo ottocentesco alla vacanza estiva della classe borghese, che esprime nel soggiorno al mare la propria necessità di evasione dalla vita di città e dal lavoro.
La spiaggia rappresenta ora il divertimento e lo sport, oltre che un luogo benefico per la salute: concetti che si rafforzeranno poi con l’avvento del fascismo.
Gli anni ‘50 e il turismo di massa
Lo sviluppo di una nuova classe di imprenditori, la fondazione delle aziende di promozione turistica, il potenziamento dei collegamenti stradali (con l’apertura dell’Autostrada Adriatica) e aerei (con la messa in funzione dell’aeroporto di Miramare).
Tutti fattori che a partire dal secondo dopoguerra contribuiscono all’avvento del cosiddetto turismo di massa organizzato sulla Riviera Romagnola.
Un fenomeno a cui oggi tendiamo ad associare connotazioni negative, ma che ha avuto un ruolo determinante per il successo della costa adriatica nel panorama turistico nazionale.
Ma cos’ha significato esattamente l’arrivo del turismo di massa per la Riviera Romagnola?
Da un lato la crescita del turismo interno. Se il secondo dopoguerra ha coinciso con una ripresa dei flussi turistici europei verso la Riviera, nel tempo è il turismo interno ad imporsi con forza, soprattutto a partire dalla fine degli anni ‘60.
Sulle spiagge romagnole arriva un numero crescente di famiglie e di giovani, attratti dai prezzi convenienti e dalla proverbiale accoglienza delle strutture ricettive.
Si nota poi un fenomeno di urbanizzazione della costa. Per accogliere i nuovi turisti occorrono nuovi alberghi, pensioni e case.
Dagli anni ‘50 si inizia allora a costruire, anche là dove prima non c’era nulla: località della costa ravennate come Lido di Classe, Lido di Savio e Marina Romea, solo per citarne alcune, nascono proprio in questi anni e lo stesso accade per i lidi ferraresi.
È questo il periodo in cui vengono inaugurati anche i grattacieli di Cesenatico, Milano Marittima e Rimini, eretti sul modello degli skyscrapers statunitensi.
Infine, l’offerta di divertimenti diventa sempre più ampia. In quest’epoca si pongono le basi per quello che negli anni ‘70 verrà definito il “divertimentificio” della Riviera Romagnola.
L’offerta turistica si indirizza sempre più verso il tempo libero e lo svago per tutti i gusti e per tutte le età. Prendendo ad esempio i parchi tematici d’oltreoceano, si aprono i primi acquari a Cesenatico e Riccione, mentre a Rimini nel 1966 inaugura Fiabilandia, seguita quattro anni dopo dall’Italia in Miniatura. E l’offerta per i giovani non è da meno: si sviluppa infatti un gran numero di sale giochi e di discoteche.
Dagli anni ‘70 ad oggi la Riviera ha saputo trasformare ulteriormente il suo volto per adattarsi ai rapidi cambiamenti della società e affrontare le sfide che si sono di volta in volta presentate, come la mucillagine del 1989 e la concorrenza agguerrita delle altre destinazioni del Mediterraneo.
Questo processo di costante evoluzione non si è ancora arrestato, come testimonia il recente restyling dei lungomare di Rimini, Ravenna, Misano Adriatico e Milano Marittima. Non rimane che scoprire cosa le riserverà il futuro.
Autore
Maria Grazia Masotti
Eterna sognatrice con i piedi per terra. Cresciuta in campagna e amante delle grandi città. È sempre pronta per un viaggio, purché sia sostenibile.
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