Ne abbiamo parlato più volte e non smetteremo mai di ripeterlo: in Emilia-Romagna ci sono una miriade di affascinanti borghi dove trascorrere una vacanza alla scoperta del patrimonio artistico, storico, culturale e gastronomico locale.
Dagli Appennini alla costa sono piccoli centri, spesso poco conosciuti, piccoli gioielli da fotografare, testimoni di un inestimabile patrimonio architettonico e paesaggistico.
Diffusi sul territorio a macchia di leopardo, si fanno portavoci di suggestioni antiche, custodi del tempo che scorre, lento come in attesa di un treno a una vecchia stazione.
Tra tutti questi borghi una menzione particolare spetta senz’altro al villaggio di Grazzano Visconti nel piacentino.
Siamo sicuri che ne avete già sentito parlare! Con molta probabilità vi sarà capitato di vedere qualche immagine del suo centro storico minuto e raffinato, come se si fosse all’interno di un libro di favole.
Un po’ di storia
Grazzano Visconti si colloca a circa 15 km a sud di Piacenza, nell’area del comune di Vigolzone, lungo la Strada Statale 654.
Fu proprio in questo territorio che all’inizio del ‘900 il Duca Giuseppe Visconti di Modrone, padre del celebre regista Luchino Visconti, fece realizzare, su indicazioni tecniche dell’architetto Alfredo Campanini (uno dei protagonisti del Liberty milanese), questo piccolo borgo attorno a un preesistente castello.
Antichi documenti testimoniano l’esistenza di un centro abitato in questa zona. Il nome Grazzano sembra infatti proprio derivare da un certo Graccus Graccianum, signore locale.
Dai testi risulta che verso la fine del 1300 Gian Galeazzo Visconti – signore di Milano – avesse concesso alla sorella Beatrice, già sposa del nobile piacentino Giovanni Anguissola, il permesso di costruire in quest’area un castello.
Nonostante alterne vicende e lotte di confine e proprietà, quest’ultimo rimase in capo agli Anguissola di Piacenza fino al 1870 quando, come per destino, tornò nuovamente sotto il controllo dei Visconti di Modrone.
Fu però con la presa di possesso di Giovanni Visconti che la vita di Grazzano cambiò per sempre il suo destino.
Ma chi era Giovanni Visconti?
Vissuto tra il 1879 e il 1941, Giovanni Visconti fu un uomo colto, ricco di interessi. Oggi lo definiremmo un visionario e appassionato. Impegnato su diversi fronti, fu imprenditore, letterato, strenuo lavoratore e generoso filantropo, oltre che un amante dello sport (tra il 1914 e il 1919 fu anche presidente dell’Inter).
La sua più grande avventura fu il borgo di Grazzano.
Ottenuto il castello in eredità dal padre, decise agli inizi del ‘900 di ristrutturare l’intera proprietà e costituire una sorta di borgo neo-medievale in cui andare a vivere con la propria famiglia lontano dalla città, coltivando la terra e recuperando gli antichi valori dell’artigianato.
Fu così che le torri del vecchio castello assunsero l’imponenza tipica della fortezza viscontea. Le logge e camminamenti si completarono di merlature ghibelline, le facciate in mattoni diventarono armoniche e severe con decorazioni caratteristiche del gusto lombardo.
In poco tempo il borgo passò dall’essere un nucleo di catapecchie vicine a un castello in decadenza a un vero e proprio villaggio, rigorosamente in stile medievale.
Passato e presente si unirono e con loro gli stemmi araldici degli antichi e nuovi eredi.
Da una parte quello della famiglia dei Visconti (un biscione sinuoso con tra le fauci un bambino); dall’altra quello del borgo rinato (un garofano rosso al cui gambo è avvolto un cartiglio con una scritta bustrofedica in caratteri gotici: “otla ni adraug e enetapipmi” che letta da destra verso sinistra recita “impipatene e guarda in alto”, ovvero “fregate e vai avanti per la tua strada”).
Grazzano Visconti oggi
Oggi è impossibile non rimanere incantati dalla bellezza del borgo di Grazzano.
Il centro ha un’atmosfera magica data dall’unione dell’architettura neo-medievale e l’accuratezza dei dettagli e dei decori che ne abbelliscono ogni suo angolo, rendendolo unico.
Le botteghe e i laboratori artistici attirano ogni anno un gran numero di turisti che vengono qui per ammirare l’atmosfera dell’abitato e godere dei numerosi eventi come rievocazioni storiche, feste in costume o eventi botanici.
Dalla chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano, al Museo delle Cere e delle Torture, l’intero abitato merita una visita, se non altro per le casette dalle facciate affrescate e per le strade lastricate.
Oltre al castello con il suo ampio fossato, una visita merita sicuramente il grande parco annesso.
Si tratta di circa 120.000 mq di verde in cui si sintetizzano elementi eclettici diversi che vanno dagli stilemi del giardino all’italiana a quello francese e inglese.
Parterres, ponticelli, fontane e statue parlano di un’armoniosa serenità così come gli angoli più remoti del parco, dove ricercare il silenzio e la contemplazione. Il suono dell’acqua percorre tutto il parco, ricco di fontane ma anche lungo i piccoli fossati che corrono paralleli alle aiuole, nei pressi dei viali o dentro il bosco.
Come ogni castello che si rispetti anche quello di Grazzano ha il suo fantasma. Si narra che lo spettro di Dama Aloisa, sposa di un capitano di milizia morta di dolore a causa del tradimento del marito, si aggiri proprio tra il parco e le mura della dimora.
Lo stesso duca Giuseppe (padre di Giovanni) sembra l’avesse avvistata, tanto da ritrarla in un dipinto dal quale poi, in un secondo momento, presero vita anche tutte le statue: Una in particolare, quella che troneggia al centro del parco.
Autore
Davide Marino
Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi
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