L’Emilia-Romagna racchiude tra i suoi colli e Appennini alcuni angoli naturali davvero particolari: formazioni rocciose dalle forme stravaganti, che svettano sul panorama circostante e che spesso diventano meta di escursioni o, quando possibile, di arrampicate.
Qui di seguito abbiamo raccolto 6 tra le formazioni rocciose più scenografiche dell’Emilia-Romagna – alcune più famose, altre decisamente poco note – che valgono senza dubbio una gita in mezzo alla natura.
Salti del Diavolo | Parma
In Alta Val Baganza – tra gli abitati di Cassio e Chiastre di Ravarano – si trovano i Salti del Diavolo, un affioramento verticale di roccia davvero singolare.
Si tratta di una dorsale appuntita, alta e sottile, che attraversa per 5 km la valle del torrente Baganza: guglie e picchi rocciosi che emergono all’improvviso e si ergono per decine di metri rispetto al panorama circostante.
A questo luogo è legata una leggenda di epoca medievale. Si narra che qui vivesse un eremita e che il diavolo cercò di farlo cadere in tentazione; l’eremita si difese mostrando al diavolo una croce ed egli ne fu talmente spaventato da mettersi in fuga in maniera poderosa, tanto da muovere il terreno dietro di lui facendo emergere questa aguzza formazione rocciosa.
Si tratta in realtà di una formazione sedimentaria antichissima, probabilmente di età cretacica, nata dalla disgregazione di rocce provenienti dall’arco alpino, probabilmente a causa di una frana sottomarina. Sebbene si tratti di un conglomerato di diverse rocce, la parte visibile della dorsale è composta da arenaria e per questo motivo è stata utilizzata fin dall’antichità dagli scalpellini del luogo per realizzare elementi architettonici, come i portali della Pieve di Fornovo e del Duomo di Berceto.
I Salti del Diavolo si possono ammirare seguendo La Via degli Scalpellini (Sentiero CAI 771), il percorso che anticamente seguivano gli scalpellini per raggiungere le zone di estrazione della pietra.
Uno dei punti più scenografici da vedere è quello della Chiastra di San Benedetto, che si può raggiungere da Cassio prendendo la strada per Selva del Bocchetto (SP104).
Se si vuole arrivare vicino alle chiastra, dopo circa 300 metri si gira a destra per una carraia che raggiunge il primo spuntone, dove sono ben visibili i solchi verticali noti come le “unghiate del diavolo”.
Per ammirare la Chiastra di San Benedetto da più lontano, nella sua interezza, consigliamo invece di restare sulla SP104: le guglie spunteranno sulla destra.
Pietra Parcellara e Pietra Perduca | Piacenza
Uno dei simboli della Val Trebbia è la Pietra Parcellara, che sorge a pochi chilometri da Travo in direzione di Bobbio. Si tratta di un piccolo monte (836 m s.l.m.) che, per cause legate alla diversa intensità di erosione del suolo, è rimasto da solo a dominare il paesaggio collinare circostante, da cui si differenzia per morfologia e colore.
Insieme alla vicina Pietra Perduca (547 m s.l.m.), le due Pietre rappresentano il complesso ofiolitico più spettacolare della provincia di Piacenza.
Una stranezza della Pietra Parcellara è il suo aspetto mutevole a seconda del punto di osservazione: da Travo è rotonda, da Perino è appuntita, da Cassolo è piatta e larga.
L’itinerario consigliato per visitarla parte proprio da Perino, seguendo il Sentiero CAI 167.
Ai piedi della Pietra si trova l’Oratorio della Madonna di Caravaggio; da qui parte il percorso che conduce alla cima, dalla quale si può godere di una suggestiva visuale sull’intera vallata.
Riscendendo presso l’Oratorio, si può quindi prendere il Sentiero CAI 185 per raggiungere a piedi la Pietra Perduca.
Anche presso la Pietra Perduca si trova un Oratorio, dedicato a Sant’Anna, eretto nel X secolo e ricostruito agli inizi del XVI secolo. L’oratorio, recentemente restaurato, è però aperto solo in occasione della Festa di Sant’Anna, a fine luglio.
All’interno dell’edificio sacro è conservato un masso sul quale si dice compaia l’impronta della Madonna, ma la vera particolarità di questo luogo è la presenza di vasche colme d’acqua, scavate probabilmente in epoca preistorica, dove vivono e si riproducono i tritoni.
Pietra di Bismantova | Reggio Emilia
Un grande massiccio roccioso dal profilo a forma di nave, immerso tra le prime colline dell’Appennino Reggiano: avrete forse già capito che stiamo parlando della celebre Pietra di Bismantova, all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano.
La Pietra, la cui formazione risale al Miocene medio inferiore, ha una lunghezza di 1 km, una larghezza di 240 m ed un’altezza di 300 m; la sua caratteristica più particolare è l’altopiano sulla sua sommità da cui parte una parete scoscesa, che la rende la più interessante e completa palestra rocciosa per arrampicata di tutta l’Emilia Romagna.
Il trekking consigliato per scoprirla è il Sentiero Natura della Pietra di Bismantova, un anello di circa 5 km segnato dal CAI che, seguendo un’antica mulattiera di epoca medievale, conduce alla sua sommità e quindi discende nuovamente al punto di partenza, Piazzale Dante (scopri di più).
Ai piedi della Pietra si trova anche un interessante Eremo, risalente al XV secolo, che testimonia il carattere spirituale che da sempre la popolazione locale ha attribuito a questo monte.
Canyon di Atticola di Vetto | Reggio Emilia
Restiamo in provincia di Reggio Emilia perché forse non tutti sanno che vicino al borgo di Atticola, nei pressi di Vetto (località dell’Appennino Reggiano conosciuta per essere un balcone naturale sulla sponda destra del fiume Enza) si può ammirare un un piccolo canyon.
Si tratta di una serie di vulcanetti alti pochi metri, in una zona di affioramenti di argille ferrose colorate di rosso e di bianco che sembrano quasi sculture.
Un paesaggio inaspettato, che fa pensare ad un pianeta alieno o ad uno dei celebri canyon d’oltreoceano in miniatura.
Sassi di Roccamalatina | Modena
Appuntiti monoliti di roccia alti più di 70 m, in forte contrasto con il morbido paesaggio circostante, coperto da boschi e vigneti. Le aguzze guglie di arenaria di Roccamalatina sono veri e propri monumenti naturali, creati da stratificazioni più resistenti all’erosione rispetto al terreno circostante.
Il sito si trova all’interno dell’omonimo parco naturale, che si estende a ridosso della valle del fiume Panaro per più di 2mila ettari, tra i comuni di Guiglia, Marano sul Panaro e Zocca.
Il Parco, caratterizzato da un’ampia biodiversità di habitat, è sito storico di nidificazione per rapaci, come il falco pellegrino, e di svernamento per il raro picchio muraiolo.
Per i più temerari, un ripido sentiero attrezzato (a pagamento) permette di salire in vetta al panoramico Sasso della Croce (567 m) ma sono numerosi gli itinerari che si sviluppano attraverso l’area protetta, per un totale di oltre 100 km di tracciati (alcuni dei quali percorribili anche a cavallo o in MTB), tra cui il Sentiero dei Ponticelli, ideale da percorrere anche con i bambini.
Sassi di Varana | Modena
In Appennino Modenese, nella località di Varana Sassi e nella vicina frazione di Pompeano si trova un’altra delle formazioni rocciose più scenografiche dell’Emilia-Romagna. Si tratta di ofioliti serpentine di origine vulcanica sottomarina, scaturite da effusioni magmatiche avvenute 200 milioni di anni fa.
L’Ofiolite di Pompeano, sulla quale si erge il medievale Castello di Pompeano, è attraversata da una faglia che ha dato origine a una lunga grotta di circa 30 m, visitabile con il gruppo speleologico del CAI di Modena il primo weekend di agosto, in occasione della sagra del paese.
I Sassi di Varana sono invece celebri per essere un’ottima palestra per arrampicate sportive e ferrate. È comunque possibile salire sul sasso in modo “tradizionale” seguendo un sentiero scavato nella roccia che porta a un verde pianoro con una splendida visuale.
Autore
Elisa Mazzini
Web Content Manager per @inEmiliaRomagna e mamma a tempo pieno.
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