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Fiumalbo: un gioiello in pietra ai piedi del Monte Cimone

di /// Agosto 31, 2021
Tempo stimato di lettura: 11 minuti

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Una cartolina da Fiumalbo | Foto di Giuseppe Moscato, via #Flickr

Una cartolina da Fiumalbo | Foto di Giuseppe Moscato, via #Flickr

Immaginate una terra segnata da fresche acque torrentizie e paesaggi incontaminati da praterie e boschi, un luogo dove la lancetta del tempo sembra aver smesso di girare e abbia deciso di correre stranamente al contrario.

Qui, tra querce e faggete, all’ombra del ricordo di antiche tradizioni medievali, sorge il piccolo villaggio di Fiumalbo, considerato a ragione uno dei più bei borghi d’Italia nonché Bandiera Arancione del Touring Club Italiano dal 2001.

Attorno a lui il grande Parco del Frignano, con i suoi oltre 15 mila ettari di estensione, domina e marca il carattere locale. Modena non è lontana (circa 76km) ma il confine con la provincia di Pistoia attraverso il passo dell’Abetone (circa 10 km) è molto più vicino, il che rende gli abitanti di questo minuscolo comune (1200 ab.) linguisticamente più affini ai fratelli toscani e liguri, soprattutto in alcuni antichi vocaboli dialettali.

È però Madre Natura a essere la signora incontrastata in questo territorio, in una scenografia segnata dalle principali alture dell’Appennino alto Modenese: il monte Cimone (2165 mt) da una parte e il monte Lagoni (1962 mt) dall’altra.

Il comune, con i suoi 953 m slm, diventa così obbligatoriamente meta privilegiata per tutti gli appassionati di montagna che, a seconda dalla stagione, decidono di trascorrere il loro tempo libero in questa terra tra una stancante sciata e una rigenerante escursione.

Cenni Storici

La storia di questo piccolo comune si misura nei sentieri, nelle mulattiere e nelle antiche vie montane che da sempre collegano la Pianura Padana alla costa tirrenica attraverso l’Appenino.

Un’area di passaggio il cui popolamento durante l’età romana, ma anche prima – pensiamo all’occupazione celtica – dovette essere verosimilmente molto fluido.

I primi insediamenti si fanno risalire a Liguri Friniati, qui rifugiati attorno al 175 a.C. dopo essere stati sconfitti dal Console Marco Claudio Marcello ma le prime vere notizie del borgo sono datate al 1038 d.C., quando il Marchese Bonifacio, padre della famosa Matilde di Canossa, donò al Vescovo di Modena la «Rocca che si chiama Fiumalbo».

Da quanto sappiamo, e dai resti ancora oggi conservati, il villaggio doveva allora comporsi di una rocca contraddistinta da tre torri, l’antica chiesa di San Bartolomeo, un piccolo borgo fortificato e una porta monumentale d’accesso.

Tra le strade di Fiumalbo | Foto di Maurizio Buzacchi, via #Flickr

Tra le strade di Fiumalbo | Foto di Maurizio Buzacchi, via #Flickr

Rimasto nell’orbita del ducato Estense, Fiumalbo mantenette per secoli il carattere isolato tipico di qualunque altro paesino di montagna, segnando un primo e vero sviluppo nel corso del 1600 e successivamente nell’Età Moderna a seguito della grande ricostruzione avvenuta all’indomani del tremendo terremoto che aveva distrutto parte dell’abitato nel 1920.

Cosa Vedere

Difficile da raggiungere, circondato da torrenti e aree montuose, lontano dalle principali vie di comunicazione di certo hanno nel corso dei secoli influito sull’isolamento del borgo di Fiumalbo.

Ciò ha contribuito a mantenere quasi inalterata la struttura urbanistica che ancora oggi, dopo secoli, mostra le sue origini medievali.

Piccole stradine ne segnano il centro storico composto da vecchi edifici in pietra – molto dei quali ristrutturati – e piazzette e saliscendi permettono di raggiungere alcune delle località e frazioni del territorio comunale poste anche a quote elevate.

Oratorio di San Rocco, Fiumalbo

Oratorio di San Rocco, Fiumalbo

Tra gli edifici da visitare sicuramente la chiesa di San Bartolomeo Apostolo, principale luogo di culto del borgo nonché fulcro urbanistico di tutto il centro storico.

Realizzata attorno al 1120 d.C. e successivamente ricostruita nel 1592, l’edifico conserva all’interno antiche reminiscenze architettoniche della scuola di Wiligelmo (XI-XII sec) – uno dei primi scultori italiani a firmare le proprie opere – ma anche dipinti interessanti tra cui la Madonna e Santi attribuita al Saccaccino Saccaccini da Carpi della prima metà del ‘500.

Proprio di fronte a quest’ultima merita una visita la Chiesa dell’Immacolata Concezione, detta anche “dei Bianchi” a causa della confraternita ospitata nel vicino oratorio, riporta sul consunto portale d’ingresso la data di costruzione, il 1516 e poco più in là la Chiesa di Santa Caterina da Siena, detta invece “dei Rossi” (1601), oggi sede di un museo permanente dedicato all’Arte Sacra.

Alle porte d’ingresso del borgo troviamo il rinascimentale Oratorio di San Rocco costruito nella prima metà del Cinquecento con grossi blocchi di arenaria e affrescato, come la chiesa di San Bartolomeo, da dipinti del Saccaccino Saccaccini.

E poi ci sono la Chiesa di San Michele Arcangelo, la Chiesa dei Santi Donnino e Francesco e l’Oratorio del Costolo che coprano un lungo arco temporale della storia locale.

Come accennavo prima, però, le origini di Fiumalbo sembrano spingersi molto più in là dell’età medievale. Nel borgo delle Valdare, ma anche a Doccia e in genere in tutto il versante sotto il Cimone, strane capanne in pietra e terra – che la gente locale chiama Casoni – pongono culturalmente dei parallelismi con la cultura celtica che nel IV sec. a.C. dovette raggiungere questa parte d’Italia.

A questi poi si affiancano le cosiddette Margolfe, piccole sculture in pietra dai volti femminili, dalle origini incerte e legate ad antiche credenze apotropaiche, che decorano molti edifici sparsi nel borgo.

Le case celtiche dette "i casoni", Fiumalbo

Le case celtiche dette “i casoni”, Fiumalbo

Cosa Fare

PRIMAVERA
– con lo sciogliersi delle nevi parte ufficialmente la stagione del trekking. Moltissimi gli itinerari da seguire che da fondovalle raggiungono le principali vette circostanti. Avete l’imbarazzo della scelta!;
– una gita a Lago Santo, uno specchio d’acqua di origine glaciale a ben 1501 mt d’altezza

ESTATE
– lunghe escursioni a piedi o in mountain-bike nel Parco del Frignano attraverso boschi di abeti e faggi fino a raggiungere sorgenti d’acqua purissima;
– a dorso di cavallo alla scoperta dell’Appennino Modenese

AUTUNNO
– i boschi dell’Appennino Tosco-Emiliano sono la meta ideale per respirare l’atmosfera dell’autunno e ammirarne le trasformazioni cromatiche;
– se siete amanti dei funghi, tutto il comprensorio di Fiumalbo potrà darvi grandi soddisfazioni. Buona raccolta!

INVERNO
– con i loro 50 km di piste sia il Monte Cimone che il Monte Abetone sono i più grandi comprensori sciistici di tutto l’Appennino settentrionale;
– una lunga ciaspolata nel territorio appenninico tra l’Abetone e Fiumalbo.

Eventi

Durante l’anno il borgo di Fiumalbo offre ai suoi cittadini e visitatori un ricco programma di eventi molti dei quali con una storica tradizione alle spalle.

Si parte con la Fiaccolata di Carnevale che da oltre cinque secoli, e per la precisione dal 1512, segna la sera del martedì grasso: una lunga processione luminosa, fatte da fiaccole di legno di betulla e stracci per lasciarsi alle spalle i momenti negativi dell’anno appena trascorso.

A primavera inoltrata, tra le fine di maggio e inizio giugno, a secondo del calendario liturgico, si svolge ogni anno l’infiorata del Corpus Domini, una processione attraverso le strade del borgo su grandi tappeti floreali creati per l’occasione dagli abitanti di Fiumalbo.

Festa di San Bartolomeo (23 agosto)

Festa di San Bartolomeo | 23 agosto

A fine estate invece cadono le celebrazioni di San Bartolomeo, da sempre orgoglio della comunità. Ogni anno, la notte del 23, il borgo viene illuminato con torce, lumini, fiaccole e candele che donano al paese un’atmosfera surreale e magica.

Diversi gli elementi di richiamo: dalla statua del Santo accompagnato in processione dalle Confraternite dei Bianchi e dei Rossi, alla tradizionale fiera con centinaia di bancarelle, dal grande spettacolo pirotecnico fino ad arrivare alla tombolata finale che coinvolge tutto il paese.

Infine con l’arrivo del Natale torna, ogni due anni, il famoso presepe vivente che rievoca la Natività lungo le strade e i vicoli del borgo alla luce di tenui fiaccole, mettendo in scena antichi mestieri (pastori, scalpellini, mugnai, etc.) con centinaia di comparse e animali.

Enogastronomia

Vista la posizione di Fiumalbo al confine tra Toscana ed Emilia, è evidente come anche sul versante enogastronomico, oltre a quello linguistico e culturale, si sia creata una commistione tra le tradizioni culinarie di questi territori.

Da una parte troviamo le tradizionali crescentine della cucina modenese, i borlenghi farciti con lardo e salumi e i tortellini e tortelloni di ricotta; dall’altra, invece zuppe di cavolo nero, tagliate di manzo e secondi di cacciagione e funghi, tipici tra l’altro delle comunità montane.

Lato dolci è il croccante il re indiscusso, la cui ricetta secondo alcuni derivi proprio da quest’area amalgamando miele di castagno, mandorle bianche piatte-piatte, zucchero, caramello e un po’ di essenze naturali.

Oltre a queste specificità, tutto il territorio di Fiumalbo essendo una località montana regala lamponi, more, mirtilli neri, funghi porcini e finferli dal suo sottobosco e produce ottimi formaggi, salumi e carni, provenienti da animali allevati in altura.

Come raggiungere Fiumalbo


Posto a circa 80km dall’Autostrada del Sole (A1), Fiumalbo è raggiungibile in macchina o in bus percorrendo la SS12 dell’Abetone e del Brennero che collega direttamente Pisa al confine austriaco.

La rubrica [Emilia Romagna Borghi] è realizzata basandosi sulle adesioni dei borghi alle Associazioni: Borghi più belli d’Italia, Bandiere Arancioni del Touring Club, Borghi autentici d’Italia.

Autore

Davide Marino

Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi

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Questo articolo ha 2 commenti

  • antonella romagnoli

    Alcune precisazioni:
    Le tigelle si chiamano in realtà crescentine, essendo le tigelle i dischi di terracotta o di pietra refrattaria in cui originariamente erano cotte le crescenti (Tigella deriva da tegella, diminutivo di tegula che in latino volgare significava coperchio, dal verbo tegere – coprire ). Questo errore linguistico purtroppo si è propagato nella terminologia collettiva, ma io correggerei.
    Le costruzioni cosiddette “capanne celtiche” non sono presenti solo alle Valdare, ma anche a Doccia e in genere in tutto il versante sotto il Cimone (ne troviamo anche in località Spianata e Bellagamba, verso il confine toscano).
    Anche il comprensorio sciistico di Abetone consta di 50 km di piste, per cui è per lo meno a pari merito con il comprensorio del Cimone per quanto riguarda l’Appennino settentrionale (oltretutto Fiumalbo gravita su Abetone – Val di Luce per lo sci più che sul comprensorio del Cimone, più lontano da raggiungere).

    • Davide Marino

      Buongiorno Antonella, grazie mille delle segnalazioni. Per quanto riguarda la parte gastronomica abbiamo modificato il termine tigelle in crescentine, anche se – come giustamente fai notare tu – ormai il primo è entrato diffusamente nel linguaggio comune. Stessa cosa abbiamo fatto per le tue notazioni sui “casoni” e sulle vie sciistiche che ora sono state riportate in modo corretto.
      Ancora grazie | Davide – staff tER

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