Fonte d’ispirazione e modello di riferimento per una folta schiera di letterati dal 1300 in poi, DANTE ALIGHIERI è probabilmente il più famoso poeta italiano al mondo.
La sua Commedia è universalmente considerata l’opera più importante scritta in lingua italiana ed è uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale.
Attraverso di essa, Dante ha saputo descrivere i sentimenti più profondi dell’animo umano, intrecciando il racconto alla sua vita, segnata dal doloroso esilio da Firenze. Nella sua poesia si nascondono così tanti riferimenti geografici e visivi che arricchiscono il testo e forniscono il giusto contesto in cui calare la propria lettura.
Tutto in Dante ha un valore soggettivo. La Commedia non è solo la storia dell’anima cristiana che si volge a Dio, ma è soprattuttoanche una vicenda personale, inestricabilmente intrecciata agli avvenimenti che narra.
Sfogliando l’opera si ritrovano diversi riferimenti geografici che ci parlano dei luoghi che il Sommo Poeta visitò durante il suo esilio; e molti di questi sono proprio in Emilia Romagna, visto che qui trovò rifugio grazie all’ospitalità dei Signori locali.
Riprendendo alcuni dei frammenti della Commedia, facciamo allora un giro per la nostra Regione per conoscere da vicino qualcuno dei luoghi che egli stesso indicò nella sua opera.
Come in molti sanno RAVENNA è la città di Dante Alighieri.
La sua tomba si trova in pieno centro, accanto alla Basilica di San Francesco che nel 1321 vide celebrare le sue spoglie: un luogo pieno di pace e di spiritualità dove i visitatori sono invitati a rispettare la consegna del silenzio, mentre passeggiano nel chiostro avvolti da un bel giardino.
A Ravenna Dante fu accolto dal signore della città Guido Da Polenta, padre di quella celebre Francesca che appare nel V Canto dell’Inferno travolta dal grande amore per Paolo Malatesta.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ‘l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.
(Inferno, Canto V, vv. 97-99)
Altri sono i punti in cui l’ex capitale bizantina viene menzionata nella Commedia. Tra tutti, uno in particolare ci ricorda l’esistenza della verde pineta di Classe, quel polmone verde, a sud della città, tratto caratteristico della costa adriatica.
Tal qual di ramo in ramo si raccoglie
per la pineta in su ’l lito di Chiassi,
quand’Ëolo scilocco fuor discioglie
(Purgatorio, Canto XXVIII, vv. 19-21)
Da qualche anno è stato istituito un percorso (Il cammino di Dante) che idealmente traccia, da Firenze a Ravenna, il cammino che il Poeta dovette intraprendere per raggiungere la Romagna.
Lungo di esso, se ci spostiamo nel forlivese, si incontra il borgo di SAN BENEDETTO IN ALPE, un piccolo villaggio immerso nel Parco delle Foreste Casentinesi, menzionato nel XVI Canto dell’Inferno in un celebre passo in cui il violento scrosciare della cascata dell’Acquacheta viene paragonato al fiume Flegetonte.
Come quel fiume c’ ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ’nver’ levante,
da la sinistra costa d’Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l’Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto
(Inferno, Canto XVI, vv. 94-102)
È qui che si incontra uno dei luoghi più suggestivi di tutta la zona. Nei pressi della cascata sorge il piccolo villaggio dei Romiti (che anche Dante sicuramente dovette visitare), un tempo eremo dell’abbazia di San Benedetto in Alpe.
A qualche chilometro di distanza, PORTICO DI ROMAGNA, bandiera arancione del Touring Club, è legato invece alle vicende personali del Poeta.
Tradizione vuole, anche se completamente infondata, che Dante avesse incontrato proprio presso Palazzo Portinari la sua amata Beatrice.
Altra cittadina che l’Alighieri ebbe modo di visitare è CASTROCARO TERME, sulle colline appena sopra Forlì.
Come dimostra il Canto XIV del Purgatorio il borgo viene citato a fianco di BAGNACAVALLO: mentre il primo impressiona per la sua imponente fortezza, il secondo si mostra come una piccolo centro abitato nel cuore della Romagna, a pochi chilometri dall’Adriatico e da importanti città come Ravenna, Faenza, Bologna, Ferrara.
Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia;
e mal fa Castrocaro, e peggio Conio,
che di figliar tai conti più s’impiglia
(Purgatorio, Canto XIV, vv. 115-117)
A queste si aggiungono BERTINORO, noto come il “Balcone della Romagna” per via della vista magnifica sul mare e sulla collina circostante, che ancora oggi conserva l’antica struttura con stradine acciottolate e scorci di altri tempi.
O Bretinoro, ché non fuggi via,
poi che gita se n’è la tua famiglia
e molta gente per non esser ria?
(Purgatorio, Canto XIV, vv. 112-114)
C’è poi FORLÌ dove, camminando per le strade del centro storico, si possono rintracciare diverse iscrizioni con versi danteschi. Il Poeta fu ospite di Scarpetta Ordelaffi nel 1303 presso il quale lavorò come segretario.
La terra che fé già la lunga prova
e di Franceschi sanguinoso mucchio,
sotto le branche verdi si ritrova
(Inferno, Canto XXVII, vv. 43-45)
Anche IMOLA, unica città italiana ad avere la propria pianta disegnata da Leonardo da Vinci, è ricordata nell’opera di Dante attraverso una perifrasi geografica che la accomuna alla vicina FAENZA.
Le città di Lamone e di Santerno
conduce il lïoncel dal nido bianco,
che muta parte da la state al verno
(Inferno, Canto XXVII, vv. 49 – 51)
Molti altri sono i luoghi dell’Emilia-Romagna presenti nella Commedia, direttamente o attraverso la menzione di personaggi legati ad essa.
Incontriamo così l’abbazia di Pomposa (Paradiso, XXI Canto), la torre Garisenda di Bologna (Inferno, XXXI Canto), il borgo medievale di Verucchio (Inferno, XXVII Canto), San Leo e la pietra di Bismantova (Purgatorio, IV Canto), che tra l’altro alcuni studiosi pensano sia stata fonte d’ispirazione per Dante per immaginare le fattezze del Purgatorio, etc.
Un lungo e interessante citazionismo che rende l’Emilia-Romagna ben presente nella poetica di Dante Alighieri, ne offre uno spaccato geografico e un contesto ambientale molto interessante nel quale ancora noi, cittadini e turisti, ci muoviamo alla ricerca delle tracce più vive di un periodo ormai lontano ma paradossalmente tanto vicino.
Autore
Davide Marino
Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi
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