Dopo Forbes, che ha incoronato l’Emilia Romagna come regione italiana in cui si mangia meglio, ecco che Parma viene riconosciuta Città UNESCO per la Creatività Gastronomica.
Spesso la cucina emiliana viene identificata con i tortellini bolognesi, mentre alcune ricette tipiche sono conosciute solo a livello locale perché tramandate tra le mura domestiche.
In realtà l’Emilia Romagna ha un patrimonio inimitabile di gastronomia che varia a seconda della zona, della provincia, dei prodotti di cui è ricco il territorio: Parma è conosciuta soprattutto per la produzione artigianale di salumi ma se si è meritata la nomina a città creativa per la gastronomia un motivo ci sarà. Ecco quindi una piccola guida per assaporare la cucina tipica parmigiana.
Antipasti
Torta fritta
A dispetto del nome, è salata. Simile al gnocco fritto e alle crescentine, è perfetta se sottile, gonfia e a temperatura quasi ustionante. La si mangia in abbinamento a salumi e formaggi, qualcuno osa la Nutella, ma i nonni raccontano di come, il giorno dopo, sia perfetta da “pucciare” nel caffelatte.
Primi piatti
Anolini
Già raccontati: pasta all’uovo tirata a mano, la cui ricetta del ripieno è segretissima e cambia addirittura di famiglia in famiglia.
Tortelli d’erbetta
Di nuovo, pasta fresca all’uovo ripiena, in questo caso, di ricotta e spinaci. La tradizione vuole che li si mangi soprattutto la notte di San Giovanni, il 24 giugno, chiamata dai parmigiani “La nostra seconda Vigilia di Natale”.
Secondi
Caval pist
Ovvero, il cavallo pesto. Ebbene sì, muto e attonito rimane sempre chiunque non ne abbia mai sentito parlare. Uno dei piatti più consumati dai parmigiani è la carne di cavallo cruda condita a piacere.
Dolci
Scarpette di Sant’Ilario
Sono biscotti di pasta frolla a forma di scarpe, in ricordo del passaggio di Sant’Ilario a Parma, di cui è il patrono. Secondo la leggenda, Ilario si trovò a passare a piedi da Parma in un giorno d’inverno con le scarpe rotte e consunte. Un ciabattino, vedendolo, ne ebbe compassione e gli donò un paio di calzature nuove. La mattina dopo ebbe la sorpresa di trovare le scarpe vecchie lasciate da Ilario trasformate in scarpe d’oro.
Questo dolce viene poi guarnito in tantissime varianti e consumato in occasione della ricorrenza del santo, il 13 gennaio.
Violette candite
Fiore tanto caro a Maria Luigia d’Austria, amatissima sovrana a cui si deve la nomea, tuttora persistente, che nelle vene dei parmigiani scorra sangue francese. Non è che le sgranocchiamo come patatine all’aperitivo, però non è raro trovarle come accompagnamento al caffè al posto del cioccolatino. L’ennesimo espediente perfetto per mantenere viva la reputazione di quelli che “se la tirano”. E forse un po’ è anche vero.
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