Parlami di tER è una serie di racconti dall’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da persone che son natie, vivono o semplicemente si sono innamorate di questa singolare, bellissima, terra con l’anima. Se anche tu vuoi raccontare l’Emilia-Romagna che si vede dalla tua finestra sei benvenuto.
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Ecco, se il lunedì di Pasquetta vi trovate a Fanano, quando sentite urlare “Fila di Culi”, “Fila Di Punte”, “Fila di Pance”, non prendetela male. Vi state trovando nel bel mezzo di una bellissima battaglia delle uova sode, detta il “Coccetto”, il gioco tradizionale di Fanano.
La sua origine? È una di quelle cose che il nonno racconta al nipote, poi un nipote diventa anch’egli nonno e la racconta al nipote e così via. Per centinaia di anni.
E come a Fanano, che qui, sul Cimone, è la capitale del Coccetto, anche in altri comuni del nostro Appennino la tradizione della battaglia delle uova ha grande espressione: anche con nomi diversi, ma sempre legati alla terminologia di “coccio”, cocciare, scontrarsi (vedi infatti Scoccetto, Coccin coccetto e altri).
Prima della battaglia c’è una lunga preparazione: già in famiglia il sabato o la domenica di Pasqua si preparano le uova sode e le si decorano, usando principalmente coloranti naturali per dare quel pizzico di colore in più al Coccetto. Per fare venire le uova di uno splendido color rosso rubino ad esempio basta cuocerle con in acqua con buccia di cipolla.
I miei ricordi da bambino sono tantissimi.
Io, figlio di una fananese ma trasferito da piccolo a Modena, non conoscevo a 6-7 anni tutti i miei pari età, ovviamente, non avendo frequentato a Fanano le elementari; il Coccetto era quindi un modo di affrontarsi con gli altri, conoscerli, studiarli, darsi appuntamento magari al pomeriggio per un calcetto e iniziare percorsi di amicizia perenni.
Una sede: Piazza Corsini, Fanano.
Due i metodi di sfida: o testa a testa, o con la fila. Nessun prigioniero.
Testa a testa
Si inizia nello scontro tra “punte”, ovvero le parti più sottili dell’uovo e chi vince lo scontro tra punte porta a casa l’uovo, oppure può continuare nello sfidarsi anche tra “culi”, estremità più voluminosa dell’uovo o con la “pancia” ovvero le parti dell’uovo che stanno tra le due estremità.
Fila
La fila è un lungo tagliere di legno con buchi simmetrici per inserirvi le uova. Alle due estremità due volontari tengono la fila ben in vista per tutti i giocatori.
I partecipanti mettono le uova nella fila con le punte all’insù e il Gran Maestro del Coccetto, Riccardo Pellati, con l’amico Maurizio Foli, iniziano a intrattenere la folla facendo il sorteggio per chi sarà il primo sfidante della “fila di uova”.
Si buttano giù i numeri e si conta tra gli sfidanti chi sarà il primo a giocare.
Da lì, il Coccettante selezionato sfiderà il primo uovo della fila ad un “punta contro punta” e se vincerà si porterà a casa l’uovo. Poi, dopo il suo turno, toccherà al suo vicino in senso orario e così via.
Finito il turno delle “punte”, inizia quello dei “culi” e delle “pance”.
Noi, bambini degli anni ’80 e coscienti degli anni ’90, ci mettevamo da una parte in Piazza, anche perché giocare contro “quelli più grandi” per me era una sorta di timore reverenziale, forse anche di un po’ di paura.
E con qualche amico della tua età potevi anche sgarrare e non dargli un uovo perso, ma pazientemente lavorato, magari lasciandone a lui un altro meno “prezioso”. E viceversa.
Se provavamo a farlo con un adulto ci saremmo presi una bella sgridata, anche perché, quando si tratta di competizione, si torna tutti bambini…anche se si ha 60 anni!
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Il Coccetto è talmente un’istituzione che nel 2015 una giornalista americana di New York, food blogger in giro per il Mondo e collaboratrice del New York Times, Francine Segan, venne qui a Fanano e fui proprio io, il bambino mezzo fananese, a farle da guida: rimase folgorata e riuscì anche a vincere un paio di uova.
Grazie a lei, in un piccolo trafiletto di giornale, Fanano ebbe il suo piccolo momento di gloria su uno dei quotidiani più importanti al mondo.
Anche nel 2020, durante il lockdown, non si è persa la tradizione: si è giocato in famiglia e non, ovviamente, in Piazza Corsini, ma la mia timeline di Facebook ed Instagram era più viva che mai.
Anche quest’anno si continuerà con il Coccetto via web, perché le tradizioni, nonostante tutto, se sono sopravvissute a Guerre di Indipendenza e due Guerre Mondiali, sopravviveranno anche a questa terribile pandemia.
Con un po’ di “culo”…Buona Pasqua a tutti!
Per questo Parlami di tER la Redazione Locale dell’Appennino Modenese si è avvalsa della collaborazione di Francesco Prandini. 37 anni, giornalista pubblicista dal 2008, ha scritto per Resto Del Carlino, Gazzetta dello Sport e Guerin Sportivo. Dal 2012 al 2014 è stato Capo Ufficio Stampa Del Modena Calcio. Da luglio 2014 é tornato a lavorare a casa sua, a Fanano.
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