Dove un tempo c’era un antico zuccherificio, oggi sorge un museo.
Inizia così la nostra storia quest’oggi.
Ci troviamo a Ravenna, a circa 6 km a sud dal suo centro storico, nei pressi di una delle chiese monumento più importanti d’Italia: la Basilica di Sant’Apollinare in Classe, patrimonio Unesco dal 1996 e da tempo immemore meta di pellegrini, visitatori e credenti prevenienti da tutto il Mondo.
In quest’area sorge CLASSIS RAVENNA, il nuovo Museo della Città e del Territorio: un progetto ambizioso che – dopo anni di progettazione – vede finalmente la luce.
È un sogno che diventa realtà…
quello del museo di Classe. Lo è per tutta la sua comunità che lo ha aspettato e ostinatamente voluto ma anche per tutti gli appassionati di storia, arte e archeologia.
All’interno di quello che forse al momento è il più importante intervento di recupero industriale in Italia volto alla realizzazione di un contenitore culturale, sono questi gli avatar a condurci tra le pieghe del tempo e raccontarci la storia di Ravenna, passando per quella che è la sua età dell’oro, iniziata nel 402 d.C. con il trasferimento della capitale dell’Impero Romano d’Occidente proprio qui.
2.600 metri quadrati di area espositiva, circondati da un’oasi verde quasi sei volte più grande, con laboratori di studio e restauro aperti alla collaborazione con Università e altri enti.
Una Linea del Tempo…
immaginata ripercorre la storia della città, dall’epoca preromana fino all’Anno Mille. E a dar voce a tutto ciò intervengono i materiali archeologici e le scoperte fortuite e scientifiche effettuate nei decenni, soprattutto nell’area dell’antica città di Classe, un tempo sobborgo commerciale e propulsore economico di Ravenna stessa durante il periodo goto e bizantino.
A guidar questo progetto e garantirne l’accuratezza dei contenuti un comitato scientifico diretto da uno dei più importanti archeologici d’Italia Andrea Carandini, supportato dal cruciale apporto della Fondazione RavennAntica, da quasi un ventennio al timone della valorizzazione del patrimonio archeologico di Ravenna.
Un ricco patrimonio museale…
600 reperti con l’arduo compito di raccontare i misteri di questa città, toccando alcuni dei suoi nodi storici più cruciali, come le origini tra Etruschi e Umbri, l’età romana, l’età tarda imperiale, la Ravenna di Teoderico e quella della conquista bizantina.
Apparentemente dei semplici oggetti di vita quotidiana che, però posti accanto a materiali artisticamente più significativi come statue e mosaici, dialogano in modo democratico alla narrazione collettiva del suo passato millenario. Il tutto in modo chiaro e semplice, supportati da approfondimenti tematici (come il rapporto tra Ravenna e il mare, l’edilizia abitativa e quella ecclesiastica, il complesso monumentale di San Severo), e apparati didattici e illustrativi esaustivi, dotati di ricostruzioni grafiche e tridimensionali, filmati, plastici e molto altro ancora.
Ma se il contenuto del museo è molto importante, lo è anche il contenitore, ovvero il museo stesso.
Classe è infatti prima di tutto un monumento d’archeologia industriale, la cui rilevanza nel passato è ben viva nella memoria dei ravennati. Qui nei primi decenni del Novecento 600 operai trasformavano tonnellate di barbabietole in zucchero che poi veniva distribuito in tutta Europa.
Oggi si erge come fosse una vera e propria cattedrale alla stregua della vicina Basilica di Sant’Apollinare in Classe. Due punti di riferimento per il territorio, varchi di accesso alla visita del grande Parco Archeologico di Classe che, insieme all’Antico Porto, costituiscono un nuovo tassello alla conoscenza del grande mosaico della storia di Ravenna.
Autore
Davide Marino
Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi
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