Il Mondo Antico e il Medioevo hanno sempre immaginato di costruire città ideali, o meglio hanno sempre teorizzato insediamenti in cui la conformazione urbanistica di strade e palazzi ricalcasse principi di funzionalità e razionalità, sotto l’egida della filosofia.
Fu però con l’inizio del Rinascimento (ovvero dalla seconda metà del XIV secolo) che questa ricerca utopica prese sempre piede, soprattutto quando le città, all’indomani dell’età medievale, riacquistarono un ruolo centrale all’interno delle società umane.
A dare forza a questo processo intervennero coralmente diverse discipline: l’Arte in senso stretto, l’Architettura, la Filosofia, l’Urbanistica, prendendo parte – ciascuna con le proprie specificità – a questo lungo cammino verso la perfezione.
In questo quadro furono pensati e disegnati nuovi modelli di città, purtroppo quasi sempre destinati a rimanere disegni teorici, irrealizzati.
Proposte geometriche circolari, poligonali, a reticolo ortogonale, a schemi radiocentrici, a cui andavano ad aggiungere ampie prospettive mediante vie rettilinee, piazze regolari e palazzi allineati.
L’Emilia-Romagna seppe più di altri territori tradurre questa aspirazione in modelli reali e concreti, rappresentando di fatto una sorta di palestra urbanistica con tentativi di razionalizzazione degli spazi pubblici, al fine di creare vere e proprio città “ideali”.
L’addizione Erculea di Ferrara
Uno dei più celebri piani di riassetto urbanistico fu quello messo in atto alla fine del Quattrocento dall’architetto Biagio Rossetti nella bellissima Ferrara, la silenziosa ed elegante città Patrimonio Unesco dell’Umanità.
Su volere del Duca Ercole I d’Este (1471-1505), fu realizzato la cosiddetta Addizione Erculea, un vero e proprio ampliamento del tessuto urbano a nord del grande Castello Estense.
Il nuovo quartiere – che si sovrapponeva al tessuto storico preesistente – andò a svilupparsi attorno a due strade ortogonali ben precise, gli attuali corsi Ercole I e Rossetti.
Seguendo quella che era la concezione quattrocentesca della veduta prospettica dal castello, da qui si dipanò fino ai possedimenti estensi fuori alla città (in particolare al Castello di Belfiore).
A dar pregio e risalto a tutto ciò, all’incrocio di questi assi viari il Rossetti decise di incastonare Palazzo dei Diamanti con il suo caratteristico bugnato esterno a forma di punta di diamante, alternativa al classico laterizio che fino allora aveva caratterizzato le case di Ferrara.
L’addizione Erculea di Modena
L’influenza umanistica della corte estense toccò anche Modena indicativamente attorno agli anni trenta del XVI secolo quando la città, dopo un breve periodo di dominio papale, tornò gradualmente sotto il controllo di Ferrara.
Fu proprio in questo momento (tra il 1535 e il 1551) che il Duca Ercole II d’Este decise di mettere in atto una poderosa urbanizzazione della città, la cosiddetta addizione erculea o terranova.
Si andò così ad ingrandire il nucleo abitato della città, incorporando porzioni più o meno ampie di territorio circostante e rifacendo le mura nel tratto nord-ovest.
Partendo da Via Terranova (l’attuale Corso Cavour) furono edificate nuove abitazioni, e l’attuale Corso Vittorio Emanuele II fu trasformato in un’arteria urbana, al centro della quale si trovava il porto della città con la darsena del Naviglio.
Il centro urbano mantenne comunque il tessuto viario medievale, condizionato dal corso dei canali, ma già le dimore nobiliari, come i Palazzi Ferrari Moreni, Fontana, Tacoli Ronchetti già Rangoni iniziarono a perdere l’antico aspetto fortificato per abbellirsi in nuove forme rinascimentali.
A oggi pochi sono però gli esempi di questa edilizia cinquecentesca, quasi scomparsa sotto le trasformazioni impresse dal governo ducale o le riqualificazioni volute dagli stessi proprietari, connesse al rinnovato aspetto che Modena assunse come nel nuovo ruolo di capitale estense e sede di corte dal 1598.
Terra del Sole
Realizzata su uno studio accurato nel quale si fondevano esigenze civili ed esigenze militari, Terra del Sole rappresenta l’apice dell’urbanistica del pieno Rinascimento con la sua caratteristica pianta stellata.
Costruita in un’area di confine con la Toscana (data di fondazione: 8 dicembre 1564), fu lo stesso Cosimo de’ Medici a impegnarsi fattivamente nella progettazione e costruzione della nuova città.
Per farlo mise a frutto l’esperienza maturata in campo militare e amministrativo all’interno del Granducato, tanto da definire lui stesso l’esecuzione materiale del progetto, insieme agli architetti scelti per “l’impresa” (Baldassarre Lanci, Giovanni Camerini, Bernardo Buontalenti e Simone Genga) .
Quello che ne venne fuori, e che ogni visitatore oggi può piacevolmente vedere con i propri occhi, fu una vera e propria “Città fortezza”.
L’abitato prevedeva una cinta muraria alta 13 metri; due castelli, quello del Capitano delle Artiglierie a difesa del borgo fiorentino e quello del Governatore, a difesa del borgo romano; la centrale Piazza d’Armi detta anche Piazza Maggiore, vero “ombelico urbano” secondo lo schema della “città a misura d’uomo” tracciato da Francesco di Giorgio Martini; infine, la Chiesa di Santa Reparata e, di fronte, il Palazzo dei Commissari o Palazzo Pretorio, quasi a sottolineare i due poteri che presiedono all’ordinato vivere civile.
Autore
Davide Marino
Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi
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