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Caccia al Re dei funghi: una scampagnata al Mondiale del fungo Porcino

di /// Agosto 31, 2021
Tempo stimato di lettura: 4 minuti

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Ci sono cose qui che si tramandano solo oralmente. Le fungaie, ad esempio, si raccontano e non si scrivono; è la parola a tenere in vita questi luoghi dimenticati del bosco

Cerreto Laghi – 5 ottobre 2015

Arrivo a Cerreto Laghi di sabato pomeriggio “Mondiale del fungo Porcino” , risalendo la Valle del Secchia fin quasi alla foce, dove le colline argillose salgono d’improvviso lasciando il posto agli alti massicci montuosi dell’Appennino.
Il bosco ha i colori del giallo e del rosso d’autunno, mentre il verde domina su tutto il resto.
Siamo stati invitati fin quassù per assistere alla terza edizione del Campionato Mondiale del Fungo Porcino e, dato che solo all’idea già sentivo il profumo, mi ci sono fiondato subito.

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All’ arrivo in paese mi si presenta una massa di gente, dentro il tendone che fa da direzione gara è appena iniziato un’incontro sui funghi e la micologia. Si parla delle specie più rare e curiose, si sconfina nella medicina, si discute dei corretti comportamenti da adottare nei boschi e dei modi migliori per preparare questi gustosi prodotti della terra.

Fuori dal tendone ascolto dialetti differenti, molti del Nord, alcuni stranieri, tutti di montagna e nonostante i pochi gradi di temperatura alcuni sfoggiano ancora bermuda e t-shirt, ovviamente a patto che ci siano ancora del Vin Brulé e delle castagne calde.

Domani pioverà e poi siamo di più, il doppio dello scorso anno”, le chiacchiere dei bar sono concordi, domani la concorrenza sarà dura. Un gruppo di Lituani esce dal tendone e viene salutato tra gli applausi come gli ospiti d’onore. Sono comparsi venerdì sera, senza che nessuno lo sapesse, alla mia domanda su come abbiano fatto ad arrivare fin lassù, la risposta è la classica cantilena che si ripete oggi: “Potenza della rete”, che dissemina le cose a caso in giro per il mondo.

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A cena mi aspetta un menù montanaro e a tema; nell’ordine: tagliatelle con funghi porcini, roselle di crepès prosciutto e besciamella, zuppa di funghi, e poi stinco di maiale arrosto, coppa al forno, tagliata alla brace ed altre varietà di carni; il tutto innaffiato di Lambrusco Grasparossa secco e Rosso Toscano. L’uomo seduto a fianco a me, mi intima di bere solo il Lambrusco; non rifiuto e parliamo di Emilia, di cibo, della natura, della gente dell’Appennino e di squadre di calcio.

Domenica mattina il trambusto mi tira giù dal letto alle prime luci del giorno, il regolamento della Guardia Forestale permette infatti che i fughi si possano raccogliere da un’ora prima del sorgere del sole. La gara parte alle otto, ma siamo tra gente di buona leva e che vuole essere in orario.
Mi lascio contagiare da tutta questa allegria e mi precipito in strada anche io, sono immerso nel clima da gara, non voglio perdermi la partenza e perché no, magari potrei avere fortuna e trovare qualche fungo.

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Piove, tira vento e mi ricordo adesso di essere tra cime esposte sia ai venti del mediterraneo che a quelli continentali. L’Appennino di queste parti infatti è come una enorme parete a cavallo tra due mondi, da una parte il caldo ed i venti del Mediterraneo, dall’altra le nebbie di pianura ed il freddo clima continentale. In un edificio coperto del paese è stato allestito un piccolo mercato, nella navata interna una processione di delizie: formaggi, miele, prosciutti, pane sia di sponda emiliana che toscana ed una mostra sul Parco Appennino, che da poco è stato eletto a Riserva Mab UNESCO. Un riconoscimento mondiale per un territorio con una grande biodiversità e che la popolazione del posto si è impegnata a preservare nel tempo.

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Verso le 12 apprendo che il vincitore del Mondiale è un forestiero di Massa Carrara, il fatto indispettisce i locali. Circa 2 chilogrammi di funghi porcini, che riusciamo a vedere e fotografare prima del tempo solo “perché siete giornalisti”; non disdegno la gentilezza e mi do da fare perché il buon nome della categoria non venga intaccato.

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Piove, la nebbia ora è scesa su Cerreto Laghi e fa ancora freddo quando prendo la macchina per tornare indietro. Sul tragitto buco le nebbie e trovo il sole che illumina Bismantova, i colori sono accesi, il traffico aumenta e pian piano si sente l’avvicinarsi dei centri abitati.

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Guardo in alto le montagne del Cerreto che sembrano sparite tra le nuvole d’autunno e le cime, ormai invisibili da entrambi i versanti, sembrano racchiuse in un regno del cielo quasi inaccessibile.

Autore

Walter Manni

Esploratore e Avventuriero: ama navigare gli oceani, scalare le montagne più alte e surfare sulle onde del web

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