Avete mai sentito parlare di archeologia industriale? Molti di voi probabilmente non sanno neanche di cosa si tratta ma vi assicuro che alla fine di quest’articolo avrete voglia di saperne di più. Partiamo dalle origini.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale molte nazioni europee si ritrovarono a ricostruire gran parte delle loro città. Fu normale, quindi, che l’attenzione cadesse su quel ricco patrimonio che era stato costruito durante la Rivoluzione Industriale e che, in qualche modo, doveva essere recuperato.
Discipline come l’architettura, la sociologia, l’urbanistica, la tecnologia e la storia dell’arte furono chiamate a collaborare per attuare un ottimale recupero della storia recente dell’uomo.
In Italia l’Emilia-Romagna fu una delle prime regioni ad avviare un censimento del proprio patrimonio industriale attraverso un lungo processo di catalogazione ancora non concluso che potete consultare online sul sito dell’IBC.
Accanto a importanti azioni come questa, più recentemente nuovi progetti si sono fatti avanti per promuovere, valorizzare e sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo l’importanza del preservare il Patrimonio Industriale esistente.
Si è trattato di nuove chances per raccontare la loro storia di queste strutture e al contempo una possibilità data a noi per conoscere il territorio sociale, culturale e industriale in cui viviamo.
Il progetto SAVE INDUSTRIAL HERITAGE è uno di questi. Si tratta di un’associazione culturale nata con l’obiettivo di promuove il Patrimonio Industriale italiano ed estero su vari fronti, favorendo al contempo percorsi di turismo industriale. Cercateli su Instagram e consultate il loro sito: troverete iniziative e informazioni molto interessanti.
Un altro progetto è quello dell’associazione SPAZI INDECISI che dal 2009 si dedica a tutti quei luoghi abbandonati (non solo industriali) dall’uomo e dalla società.
Lo fa attraverso una mappatura open-source fatta di fotografie, video, storie e racconti e attraverso eventi e installazioni artistiche finalizzate a sviluppare una consapevolezza estetica dei luoghi stessi.
Da quest’idea di fondo nasce il progetto InLoco, un museo diffuso dedicato a tutti gli edifici abbandonati presenti sul territorio della Romagna: una guida turistica alternativa in sei itinerari che rende disponibili speciali contenuti multimediali, fruibili tramite l’uso di codici QR collocati nelle immediate vicinanze degli spazi.
Autore
Davide Marino
Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi
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