Ci sono dei luoghi in Emilia Romagna dove il tempo sembra accumularsi lentamente, luoghi che provengono da ere lontane e che portano dentro i segni del susseguirsi dei millenni e delle stagioni.
Noi li attraversiamo, ci viviamo dentro e li plasmiamo a seconda delle nostre esigenze, ma ne dimentichiamo spesso l’origine e le ferite che le ere geologiche hanno inflitto loro prima di poter diventare ciò che sono.
Uno di questi luoghi è il vasto ambiente che oggi chiamiamo territorio della Vena del Gesso, una dorsale montuosa tra le provincie di Bologna e Ravenna lunga 20 chilometri e larga all’incirca uno.
Oggi questo territorio interessa 7 comuni e 4 valli, ma sono divisioni che interessano noi uomini, perché i natali di questo particolare ambiente si perdono in epoche lontane milioni di anni.
Gli anfratti e le grotte disseminate lungo la Vena del Gesso sono stati, nei millenni, elementi di richiamo fin dalla preistoria. Le grotte a quel tempo erano abitazioni, ricoveri per animali, magazzini per i raccolti, ma soprattutto santuari di culto delle acque.
In epoca Romana, e fino ai giorni nostri, sono state cave da sfruttare per l’edilizia e ancora oggi è possibile visitare paesi e frazioni interamente costruiti nel e col gesso.
Il paesaggio che possiamo trovare attraversando oggi il Parco della Vena del Gesso è di una suggestiva bellezza. Colline dolci e verdeggianti si alternano a selvaggi e aridi calanchi, ed in estate il profumo della lavanda conduce i visitatori su strade dipinte di viola.
Sono oltre cento le grotte che si aprono nella dorsale del parco e le più note oggi sono quella del Re Tiberio e quella della Tanaccia, nei pressi di Brisighella.
Il Parco oggi è attraversato da una buona rete sentieristica che permette ai visitatori di percorrerne anche le zone più remote: dai contrafforti, dove si coglie il verde e l’ombrosità del versante nord, alla luminosa aridità delle bancate del versante sud, dette pietre di Luna.
L’area collinare del Parco della Vena del Gesso, che attualmente interessa i comuni di Brisighella, Riolo Terme, e Casola Valsenio, è attraversata poi da alcune strade da percorrere a piedi, a Cavallo o in mountain bike, e presenta ambienti suggestivi da tutti i punti di vista.
Qui troviamo la Strada della Lavanda, un bellissimo percorso tra le colline ricco di scorci, castelli, torri, pievi, monasteri e borghi rurali. Il momento migliore per percorrere la Strada della Lavanda è sicuramente l’inizio dell’estate, quando la lavanda in fiore riempie del suo profumo e dei sui colori tutto il paesaggio.
Qui troviamo anche la Corolla delle ginestre, un itinerario di 55 chilometri, interamente segnato, che si sviluppa nelle colline faentine. L’itinerario della Corolla è praticabile in toto o per parti, e prevede tre percorsi ad anelli adatti al trekking (mappa).
Lungo il suo percorso potrete ammirare straordinari ambienti naturalistici intervallati da grandi e odorose macchie di ginestre.
Il momento migliore per visitare il Parco della Vena del Gesso è ovviamente la primavera, ma le bellezze senza tempo che potrete qui non si lasciano scoprire solamente in una stagione. Qualsiasi momento è buono per ammirare il particolare e millenario patto che natura e uomo hanno stretto in questi luoghi.
Un consiglio: qualora decideste di visitare il Parco della Vena del Gesso, fate prima un salto al Museo del Paesaggio dell’Appennino Faentino di Riolo Terme. Qui potrete raccogliere informazioni e mappe utili per il vostro viaggio, oltre che avere la possibilità di iniziare la vostra avventura godendo delle rilassanti acque termali che questa città vi offre.
Autore
Walter Manni
Esploratore e Avventuriero: ama navigare gli oceani, scalare le montagne più alte e surfare sulle onde del web
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